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Diritto di critica | November 24, 2024

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Lavoro, la produttività spacca i sindacati

La Uil firma il testo sulla produttività, già siglato da Confindustria. L’accordo separato quindi già c’è, tocca ora alla Cgil decidere se rimanere fuori o entrare anche lei (e la Cisl) nell’accordo. La Camusso parla di “elementi sostanziali negativi” nell’accordo, punti come il salario, la democrazia in azienda e le normative contrattuali. Domani l’incontro tra parti sociali e Governo, che dovrà concedere parecchio: la detassazione al 10% dei premi di produttività.

Il filo del dialogo rischia di spezzarsi. Il nuovo accordo tra le parti sociali per la produttività (ovvero maggior flessibilità di orari, più ore a minor costo lavoro per l’azienda) ha già due firme, ma gli altri sindacati restano contrari. La Confindustria ha approvato e siglato il testo, ritenendolo “non più modificabile”. La Uil di Angeletti ha dato il suo consenso, firmando l’accordo prima di tutte le altre sigle. La condizione posta da Angeletti è rivolta al Governo: “che venga rispettata la premessa dell’accordo”. In questa parte del documento, infatti, il Governo si impegna a creare una tassa del 10% sostitutiva di Irpef e addizionali sui premi di produttività, per salari annui inferiori ai 40mila euro. Una detassazione “cruciale, senza di essa la produttività non migliorerà e la crescita del Paese non avverrà”, avverte Angeletti.

Per la Cgil, il problema è più ampio. Il testo, su cui aveva già dato segni di consenso durante la stesura, “presenta elementi sostanziali non condivisibili”. La Camusso pone dei paletti precisi: “in termini di salario, di democrazia e di normativa contrattuale non ci siamo”. E invia una lettera alle parti interessate con un dettagliato elenco dei punti da modificare. Il testo dovrà migliorare, ma i margini sono pochi: i confindustriali lo vogliono approvato in toto, considerando indispensabile proprio la parte normativa, per ottenere una “tregua sindacale” artificiale (e tutto sommato punitiva).

Proprio questa lista dovrà essere discussa al ministero del Lavoro domani alle 18.30. E’ indispensabile, per il governo, far approvare il testo di riforma della produttività con il consenso di tutte le parti sociali: qualche concessione, quindi, sul lato contributivo e fiscale potrebbe arrivare a rabbonire la Cgil. Nel contempo, la stessa Cgil non vuol rassegnarsi a rimanere fuori dal tavolo negoziale, come successe 4 anni fa nel contratto nazionale. Per questo, la Camusso aggiunge che “la Confederazione considera il confronto ancora non concluso”. Certamente, il rischio è la spaccatura del fronte sindacale, dopo una difficilissima ricongiunzione ancora in forse. Se solo una parte dei lavoratori approvasse il testo, nessuna concordia sindacale permetterebbe la ripresa: e gli scioperi contro un testo non approvato, in questo senso, sarebbero sacrosanti.

 

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