Grecia in crisi, è boom di depressione - Diritto di critica
In Grecia, i casi di depressione sono raddoppiati in 3 anni. Soprattutto tra i giovani di 25-34 anni, che affrontano da soli una crisi senza prospettive concrete e rimangono schiacciati dai costi dell’austerità. Costi umani e sociali che, secondo il dottor Stylianidis, i politici di Atene stanno ignorando. Non prendendo alcuna decisione, ma obbedendo acriticamente alla Troika, “il costo politico della crisi è zero, ma quello umano cresce”. E si allarga anche ad altri Paesi.
Non si tratta di malesseri passeggeri o cali di umore. L’Associazione Mondiale per la riabilitazione psicosociale (Wapr) parla di un boom dei malati di depressione, patologia seria che può arrivare al suicidio. E che tra le molte cause conta anche – e guai a dimenticarlo – radici economiche e sociali profonde. A livello globale, si contano oltre 350 milioni di persone affette da questa malattia, ma negli ultimi anni l’incremento è evidente.
I dati più preoccupanti riguardano la Grecia e sono emersi durante l’11 Congresso del Wapr tenutosi a Milano nei giorni scorsi. Il numero di depressi è raddoppiato tra il 2008 e il 2011, passando dal 3,8% all’8,2%. I tentativi di suicidio sono aumentati del 36% e nel 17% dei casi sono riusciti. E’ un prezzo molto alto, in vite umane, per la nuova stagione sociale generata dalla crisi. E se anche si trattasse esclusivamente di “suicidi individuali”, certamente non è incoraggiante il taglio del 50% dei fondi destinati proprio a curare questa patologia.
“Non sembra esista una volontà politica nel Governo Samaras, che segue le direttive della Troika senza prendere decisioni”, afferma il dottor Stylianidis, professore associato di psichiatria sociale alla Panteion University di Atene. “Il costo psichico dei pazienti, l’abbandono delle famiglie e dei cittadini, insomma i costi umani non sembrano riflettersi su chi gestisce la crisi greca, nessuno ne sta pagando il costo politico“. Nessuno se ne assume la responsabilità, ed è rischioso. Conclude infatti Stylianidis: “Se non affrontiamo il problema come spazio europeo lo stesso potrebbe accadere in Italia, Spagna e Portogallo e a tutti i Paesi europei”.
Da noi il tema della depressione e dei suicidi è scottante. I dati Eures mostrano un tasso di suicidi in aumento, fissandolo per il 2010 ad una vittima al giorno (362 nel 2010, dati Eures), con massima concentrazione tra imprenditori e disoccupati. Molti, tra cui la stessa Istat, contestano la tesi: la crisi e la sua cura, ovvero la massiccia tassazione decisa dal Governo Monti per risanare i conti, non produrrebbero significative variazioni del fenomeno. Se i dati statistici sono controversi (e ognuno porta acqua al suo mulino, negando o accusando di “macelleria sociale” il rivale), le valutazioni mediche sembrano però univoche. Le difficoltà economiche incrementano il tasso di depressione: i soggetti depressi, se abbandonati a sè stessi e non seguiti dall’assistenza sociale e sanitaria, si avvicinano drammaticamente al suicidio. Nessuno dunque si nasconda dietro i dati: i costi umani della crisi esistono e vanno sostenuti, anche a costo del pareggio di bilancio.