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Diritto di critica | November 5, 2024

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Il "Giornalismo sociale", l'altro modo di raccontare la realtà - Diritto di critica

di Giada Frana

“Se le tematiche sociali non entrano nei network, difficilmente entreranno nell’agenda del Paese come priorità da affrontare per lo sviluppo. Aumentando la quantità di informazioni in questo campo, si aiutano i cittadini a prenderne coscienza e si può smuovere qualcosa”: con queste parole Ugo Castellano di Fondazione Sodalitas ha aperto la decima edizione  del Premio Giornalismo per il Sociale, un’iniziativa nata per favorire la crescita di una cultura dell’informazione più attenta ai problemi sociali.

La ricerca di Astarea. Il giornalismo sociale negli ultimi anni è cresciuto sempre più, non solo quantitativamente, ma soprattutto qualitativamente: da un approccio che si limitava spesso alla semplice descrizione del problema si è passati ad analisi sempre più approfondite, con proposte di risoluzione della stessa problematica. Per capire al meglio questi cambiamenti Astarea, società indipendente di ricerche e consulenze, ha realizzato la ricerca “Il giornalismo per il sociale, tra cronaca e responsabilità”, presentata durante quest’occasione. 342 gli articoli presi in considerazione (il 10% del materiale pervenuto per il Premio durante questi anni) attraverso un’analisi semiotica desk, organizzata in quattro sezioni: analisi del contenuto, stilistica, pragmatica e contestuale.

I risultati. Lo studio condotto da Astarea ha evidenziato come il giornalismo sociale stia crescendo soprattutto sul web, sia spesso in grado di individuare i reali ambiti di emergenza della società, preferisca informare piuttosto che stupire e sappia guardare agli avvenimenti con una prospettiva positiva. Nel dettaglio: è soprattutto la stampa periodica (media degli anni: 42%) ad ospitare maggiormente le tematiche sociali, seguita dai quotidiani (media: 34%). Gli argomenti principali? Immigrazione, situazione dei Paesi in via di Sviluppo e  guerre (28%); condizione economiche (23%), tra cui il lavoro in primis e salute (20%), con approfondimenti inerenti a malattie, disagio psichiatrico e disabilità. Lo stile utilizzato dai giornalisti è per il 61% piano e descrittivo, finalizzato alla comprensione all’immediatezza; diversamente il caso del titolo, che per il 33% cerca perlopiù di stupire e attirare l’attenzione del lettore. Il racconto è il genere più utilizzato (82%), grazie alla sua presa diretta e all’oggettività della rappresentazione, a discapito dei commenti (7%). Uno stile che si lega a sua volta all’obiettivo dell’articolo che, nel 67% dei casi, è un invito a capire ed approfondire, a cui segue l’esortazione a prendere posizione (16%). Emerge inoltre come, messi da parte pietismo e negatività, nel 63% dei casi i giornalisti diano visibilità ad esperienze positive. L’identikit di questi giornalisti del sociale? Soprattutto  “ricercatori” che osserva i fenomeni lontani e distanti da noi (71%), seguiti dagli “autocoscienti” (12%), “indagatori” (9%) ed “esploratori” (8%).

Le prospettive per il futuro: non solo cifre, ma persone. “Il grande sforzo del giornalismo sociale oggi è quello di raccontare i problemi sociali – ha sottolineato in conclusione Mario Calabresi, Premio Speciale della Giuria -, senza dimenticarsi che dietro a ognuno di essi c’è una storia umana, avendo il coraggio di narrarli nella loro complessità. Il lavoro del giornalismo è infatti quello di far capire le questioni sociali alla gente spiegando il contesto e il percorso che le ha generate attraverso la memoria e facendo crescere, nel contempo, la consapevolezza di quanto le persone stesse possano fare la differenza”.

Per informazioni sui premiati della decima edizione del Premio Giornalismo per il Sociale: www.sodalitas.it.