Obama e la sfida di Guantanamo, diminuiscono i detenuti ma non chiude - Diritto di critica
L’istantanea dei presunti attentatori delle Torri Gemelle nel 2002 fece il giro del mondo. Distesi per terra con i camici rossi e la testa rivolta verso le reti di protezione. Guantanamo fu aperto durante l’amministrazione Bush l’11 gennaio del 2002, per la detenzione dei prigionieri catturati in Afghanistan e ritenuti collegati alle attività terroristiche di Al Qaeda.
Tra le diverse questioni che hanno ottenuto grande attenzione, durante la campagna elettorale di Obama e Romney, non c’è stata Guantanamo. Eppure il carcere ha recato un grave danno di immagine agli Stati Uniti per le accuse di tortura sui detenuti, da parte dei secondini. Obama promise di chiudere il centro di detenzione entro un anno dalla sua elezione nel 2008 e ha messo in atto diversi tentativi. Diverse carceri alternative sono state prese in considerazione. I processi civili sono istituiti a New York per i sorveglianti dei presunti attentatori dell’11 settembre.
Il Congresso, sostenuto dalla destra nei talk radio e dalla tv Fox News, ha stoppato l’iniziativa di Obama facendone una questione di sicurezza nazionale. Alcuni deputati democratici, per paura di apparire deboli, hanno appoggiato una legge che proibiva al presidente di spostare i prigionieri da Guantanamo al suolo degli Stati Uniti.
Ora, è improbabile che la situazione cambi, specie con la maggioranza repubblicana alla Camera dei Rappresentanti. Quindi, Obama può solo continuare a ridurre il numero dei detenuti a Guantanamo (sceso da 240 a 166) mettendo i “grandi nomi” in giudizio davanti alle commissioni militari, secondo una legge che si discosta da quanto originariamente previsto dall’amministrazione Bush. I prigionieri, dal canto loro, non sembrano avere molta fiducia che la situazione cambi. Quattro anni fa salutarono il successo di Obama con soddisfazione. Ora, dopo la riconferma del presidente afro-americano, la notizia è stata accolta con freddezza e distacco.