La Fornero e quell'ingenua paura di sbagliare - Diritto di critica
“Sarò costretta a parlare molto più lentamente, perché dovrò pensare ogni parola. Ma saranno gli errori a fare i titoli – ha protestato – perché succede sempre così: tu parli per 40 minuti e dici cose sensate e positive. Poi ti scappa una parola, e basta quella per fare il titolo, basta quella per determinare dibattiti che durano settimane. E questo è uno stato del mondo, ed è inutile lamentarsene”.
Elsa Fornero non ce la fa più. Si sente accerchiata e citata più per le battute infelici che non per i contenuti. Ieri c’ha provato due volte a lasciar fuori i cronisti dalle sale di due diversi appuntamenti cui era stata invitata. Al primo tentativo c’è riuscita: i giornalisti sono stati fatti uscire. Al secondo no. Un collega si è alzato e ha ribadito il diritto ad essere presenti e ad ascoltare le motivazioni del ministro: “Non ce ne andiamo, perché noi, come voi, stiamo facendo il nostro lavoro e abbiamo il diritto di farlo”.
Ad una Fornero in crisi di nervi da titolo giornalistico, però, verrebbe quasi da ricordare la famosa frase: “è la stampa bellezza”. Il punto critico, però, non è il titolo scritto sull’errore fatto dal ministro ma la sostanza, i concetti, e i modi: definire “choosy” i giovani per quanto possa essere sotto alcuni aspetti giusto, il pensiero è sicuramente sbagliato nei modi in cui viene espresso. Il titolo e la polemica ne sono la diretta conseguenza.
Come accadde per il posto fisso (“noioso”, lo definì Monti), il governo dei tecnici continua ad esprimere concetti anche condivisibili con toni, modi e atteggiamenti del tutto errati, venendo percepito (e quindi travisato) come al di sopra dei cittadini, staccato, altezzoso, lontano da chi si trova ogni giorno a fare i conti con la vita quotidiana. Ecco, gentile ministro, quello è il peggior errore che Lei e il governo di cui fa parte, continuate a commettere.
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