Italia dei Valori in rivolta, Di Pietro verso una lista pro-Grillo?
di Alessandro Conte
Dal servizio di Report a un’intervista nella quale sconfessava gli accordi presi all’interno del partito sulla condotta politica da tenere: Antonio Di Pietro vive giorni concitati e all’interno dell’Italia dei Valori, da Donadi a De Magistris, sono in molti chiedono un passo indietro dell’ex pm. A preoccupare anche la deriva grillina che ha assunto il partito, con lo stesso Di Pietro indicato negli ultimi giorni dal comico genovese il candidato ideale per il Quirinale. Ma inquadrando la scena da un’angolatura più ampia, l’intero centro-sinistra, da Bersani a Vendola, ha preso formalmente le distanze dall’appiattimento del leader Idv sulle posizioni vicine a quelle del M5S. Da più parti si invocano rinnovamento, azzeramento della struttura interna e congresso: richieste che almeno nell’immediato Di Pietro difficilmente concederà. Per lo meno non prima di mettere in pratica una exit strategy che lo porti ad unirsi, ma non sotto lo stesso cappello, a Grillo.
Nulla di personale. Alla base dei dissapori tra Di Pietro e il suo partito ci sarebbero questioni esclusivamente di natura politica. L’acredine tra il capogruppo alla Camera Massimo Donadi e il suo leader va avanti già da parecchio tempo e negli ultimi giorni due sono stati i fatti che hanno reso colma la misura. Prima il servizio di Report che ha riferito di come alcuni fondi dell’Idv sarebbero serviti ad acquistare alcuni immobili finiti poi nella disponibilità di Antonio Di Pietro. Poi l’intervista che lo stesso leader Idv ha rilasciato al Fatto Quotidiano nella quale, secondo Donadi, l’ex pm avrebbe sconfessato la linea del partito e un documento uscito dall’Ufficio di presidenza lo scorso mercoledì.
Le reazioni interne. Se il servizio di Report è stato contrastato attraverso la pubblicazione integrale sul suo sito di tutte le carte relative all’affaire immobili, Di Pietro adesso deve far fronte alle questioni politiche sollevate dai pasdaran del partito. Il leader dell’Idv «è come Berlusconi», ha affermato Donadi, per il quale «è lui che deve chiarirsi le idee, è diventato dottor Jekill e mister Hyde, e ora mister Hyde ha fatto fuori il dottor Jekill». Per Pacho Pardi, Di Pietro ha sbagliato tutto e ribadisce che il ruolo dell’Idv è «riconquistare la funzione di cerniera tra il più grande partito della sinistra, il Pd, che esiste e cresce in consensi». Felice Belisario ritiene il leader Idv ancora il garante e il protagonista del partito ma sul suo blog scrive: «Ora voltiamo pagina, azzerando la nostra organizzazione interna, riprendendo il confronto sui contenuti da forza di governo, mettendo alla porta i mercanti, tornando a parlare con i nostri simpatizzanti, eliminando le nostre contraddizioni. Con un congresso straordinario? Può darsi, ma non basta. Non basta un semplice restyling, c’è voglia di cambiamenti definitivi, tutti siamo in discussione, senza rete e senza guarentigie». Più duro Luigi de Magistris, secondo il quale Si deve aprire una stagione nuova: basta con la concezione padronale del partito», e Antonio Di Pietro «doveva essere più coraggioso» invece di dedicarsi «alla gestione verticistica».
Benvenuta società civile. Le critiche che gli sono piovute addosso Antonio Di Pietro le ha condensate in un post sul suo sito indirizzato a Grillo dal titolo “Caro Beppe, facciamo paura perché siamo nel giusto”. Scrive Di Pietro: «come mai una mia sola semplice e sincera intervista per elogiare il buon lavoro dei militanti di M5S e il tuo post di solidarietà alla mia persona hanno scatenato tanta preoccupazione?». Il leader Idv scrive dicendosi contento di come attorno a questo si sia avvitata «la reazione della società civile» considerata «un bene per il Paese». Ma una frase sibillina pare tracciare lo scenario futuro: rivolgendosi a Grillo Di Pietro scrive «Sappiamo bene, tutti e due, che l’Idv e il M5S probabilmente andranno ognuno con il proprio simbolo al prossimo appuntamento elettorale».
Dopo l’Italia dei Valori. Delle manovre di avvicinamento tra Antonio Di Pietro e Beppe Grillo ne abbiamo già dato conto oltre un mese fa anticipando lo scenario. Il fatto che Di Pietro abbia scritto che Idv e MoVimento 5 Stelle non andranno insieme alle prossime elezioni, non vuol dire che non lo facciano l’ex pm e Grillo. L’istanza di rinnovamento, l’esigenza di un congresso e la lotta intestina che si sta combattendo all’interno del partito, potrebbero rappresentare le condizioni ideali per un nuovo soggetto politico Di Pietro-centrico. Fermo restando il non scioglimento dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro starebbe temporeggiando in attesa di capire come dare forma al matrimonio con Grillo. Perché di questo si tratta: se le idee e la passione hanno notevoli punti in comune, diverso è il modo in cui farle convergere. Nel disegno originale di Grillo e Casaleggio, il MoVimento 5 Stelle non ammette prime donne, luci della ribalta e bandisce ogni protagonismo personale. E fra i tre la convivenza è già bocciata in partenza. Da qui l’ipotesi di una nuova lista Di Pietro, a immagine e somiglianza del suo leader, aperta a quella benedetta società civile a cui tutti guardano e da apparentare al M5S. Questo scenario sicuramente darebbe delle preoccupazioni in più al Partito Democratico costretto, malgrado la vittoria in Sicilia, a fare i conti con una percentuale importante di astenuti. E se Di Pietro riuscisse ad intercettarli soffiandoli a Pd e Pdl? Una cosa è certa: da qui ad aprile il tempo è breve per immaginare uno scenario di questo tipo, ma i giochi sono ormai aperti e adesso nella partita è entrato anche Di Pietro.
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