Pd e Udc, ri-sboccia l'amore. "Ma non rinunciamo a Vendola"
La vittoria mutilata della coalizione Pd-Udc in Sicilia sta aprendo nuove prospettive per le elezioni del 2013. A livello nazionale è molto improbabile che i due partiti possano ritrovarsi nello stesso schieramento ma dal Pd arrivano a Casini messaggi piuttosto chiari: “Non ti fidare di un Pdl in preda ad una crisi di identità e riorganizza l’area dei moderati. Dopo il voto dialogheremo per il bene dell’Italia”. Insomma, gli stessi democratici, soprattutto l’area “popolare” apre alla prospettiva di un Monti bis o comunque di una piccola grossa coalizione.
A destra di Casini il vuoto. Poco importa chi vincerà le primarie. Né Renzi, né Bersani siederanno a Palazzo Chigi. L’idea è di correre separati ma di riunirsi dopo. E per riunirsi, il nuovo Presidente della Repubblica dovrà trovare la giusta figura in grado di creare sintesi. Dopo il voto – anche Casini lo sta capendo – questa forse è l’unica strada percorribile dal suo partito. Se la scorsa settimana ha per un attimo vacillato di fronte alle dichiarazioni di Silvio Berlusconi, intenzionato a fare un passo indietro, da lunedì Casini ha compreso che con il Pdl non c’è speranza. Da una parte la figura del Cavaliere continua ad incombere sul centro-destra italiano, dall’altra gli elettori stanno abbandonando il Popolo delle Libertà.
Recuperare l’astensione. Rimane il Pd che in Sicilia vince ma che vede di fatto dimezzarsi il numero dei votanti. L’unico grande partito che sembra resistere all’onda grillina, anche se il sorpasso del M5S brucia molto. Così Casini non può non guardare a sinistra, soprattutto quando a destra c’è confusione e smarrimento. Ma l’invito di Bersani è chiaro: “Guarda ai moderati e riorganizzali”. Solo dopo si potrà parlare di Monti bis. Il segretario del Pd ha chiaro un punto: “Oggi il vero nemico da battere è l’astensionismo. Ma attenti anche a Grillo. Possiamo perdere se non riusciamo noi ad arginare la spinta del M5S e se Casini non dovesse riuscire a rimettere in piedi un centro-destra credibile. Se la gente non andrà a votare, vincerà Grillo”, ha dichiarato ai suoi.
“Non rinunciamo a Vendola”. Ma il Pd, nonostante le pressioni interne dei “popolari”, non vuole, quindi, rinunciare a Vendola per Casini. Il timore di Bersani è quello di lasciare scoperta l’ “ala sinistra”, che potrebbe votare per l’unico partito della galassia post-comunista ancora credibile (soprattutto dopo l’assoluzione di Nichi Vendola nel processo che lo vedeva imputato). Così, la condizione del Pd a Casini è chiara: “Noi non rinunciamo a Sel”. D’altronde sotto il profilo numero l’Udc non garantirebbe comunque la vittoria.
Cresce la fronda filo-Udc. Ma nel Pd monta la protesta, soprattutto dopo il voto siciliano che ha visto alleati Pd e Udc. I renziani e i popolari vorrebbero da subito un’alleanza al centro, con o senza Vendola. Enrico Letta e Beppe Fioroni guidano la corrente trasversale filo-Udc. “Questo test regionale ha dimostrato che la maggioranza degli italiani non vota. E in quella maggioranza i moderati hanno la prevalenza”, spiega Fioroni. “Il voto siciliano aiuta moltissimo – aggiunge Letta –. Il rapporto con l’Udc fa un passo avanti importante. E dimostra che se la sinistra radicale non sa darsi un profilo d governo, resta marginale”.