Doppiogiochismo afgano, così i talebani rischiano di tornare
Il governo saudita costruirà in Afghanistan un imponente centro islamico che includerà una moschea e l’università per studi religiosi. La notizia è stata data da un ministro del governo afghano, il quale ha dichiarato che si tratta di un progetto unico in quanto l’edificio, del valore di 100 milioni di dollari, sorgerà in cima a una delle colline nel centro di Kabul e potrà ospitare fino a cinquemila studenti. L’accordo è stato firmato la scorsa settimana a Jeddah e i lavori dovrebbero partire all’inizio del 2013.
Il nuovo centro islamico sarà nominato “Re Abdullah bin Abdulaziz”, in onore del re saudita e sarà gestito da un consiglio di ministri afghani e sauditi. Si tratta di un progetto simile a quello già portato a termine nel 1986 nella capitale pakistana, Islamabad, sempre con il finanziamento dei sauditi, ovvero la costruzione della moschea Re Faisal a Islamabad.
A questo punto sorge spontaneo porsi una domanda: il nuovo governo afghano sta combattendo i talebani assieme alle forze Nato e contemporaneamente autorizza la costruzione di un centro islamico finanziato dai sauditi, dunque di chiaro stampo wahabita? Lo stesso wahabismo cui si ispirano i talebani con l’obiettivo di giungere ad un’islamizzazione radicale del paese. Non bisogna dimenticare che il regime talebano al potere in Afghanistan dal 1996 al 2001 venne riconosciuto solamente da tre paesi, i quali stabilirono rapporti diplomatici con il nuovo governo, ovvero Arabia Saudita, Emirati Arabi e Pakistan.
Inoltre, secondo fonti dell’intelligence americana, mentre il Pakistan avrebbe fornito supporto militare e di intelligence ai talebani, i sauditi avrebbero invece provveduto con aiuti di tipo finanziario al nuovo regime di Kabul e alle madrase pakistane di stampo wahabita dove i talebani ricevevano l’indottrinamento.
Si aggiunga poi che la maggior parte degli attentatori dell’11 settembre 2001 erano cittadini sauditi e che Usama Bin Laden sarebbe stato scovato e ucciso con azione unilaterale, ovvero senza avvisare i servizi segreti pakistani, ad Abbottabad, città pakistana che ospita la più famosa accademia militare del paese, fatto quest’ultimo che ha messo a serio rischio i rapporti tra Usa e Pakistan, nonché i consistenti finanziamenti americani al governo di Islamabad per la guerra al terrorismo, allora forse è lecito iniziare a domandarsi se queste “alleanze” siano realmente tali o se si tratta piuttosto di accordi di convenienza per contrastare quell’asse sciita che infastidisce sia gli Stati Uniti che i paesi del Golfo.