Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

Diritto di critica | December 22, 2024

Scroll to top

Top

Boom di precari nella Pubblica Amministrazione

Boom di Precarietà Pubblica. Nel 2001 erano poco più di tremila, oggi sono 12mila. La Pubblica Amministrazione ha quadruplicato in 10 anni i contratti interinali e aumentato di un terzo quelli a tempo indeterminato. Lo afferma la Corte dei Conti: nel 2010 lo Stato (Regioni ed enti locali compresi) ha speso 653 milioni di euro in più per formare le nuove leve e per pagare i minimi maggiorati: è il 13% in più rispetto al 2008.

La Pubblica Amministrazione si precarizza sempre di più. Lo afferma la relazione annuale della Corte dei Conti sul tema, secondo la quale i contratti interinali sono aumentati del 262% in 10 anni. In termini numerici, significa che i 3.542 precari statali del 2001 (appena varata la legge Biagi) sono quadriplicati, arrivando a 12.856 lavoratori nel 2010. Non c’è paragone con l’incremento dei contratti a tempo determinato, leggermente più ‘protettivi’ per i lavoratori: 19,5%, ovvero un modesto salto da 87mila a 104 mila.

Il settore più precario, manco a dirlo, è la sanità: infermieri, tecnici, ricercatori con contratti interinali affollano gli ospedali pubblici. Proprio in questo settore si concentra la metà (6.304) dei co.co.pro. e autonomi del pubblico impiego. Seguito subito dopo dalle Regioni, che ne impiegano un altro quarto abbondante.

Qualcosa si è tentato per arginare il fenomeno, tra il 2008 e il 2010, ma senza grandi risultati. Le norme di disciplina di bilancio, volte a bloccare la proliferazione di contratti precari nello Stato, hanno rallentato del 13% il boom. Ma non basta, visto che il Servizio Sanitario Nazionale continua ad affidarcisi in modo così netto: e i costi di formazione e rinnovo lievitano.

Il problema non è soltanto umano e sociale, e non riguarda solo le migliaia di persone che lavorano per lo Stato (e il territorio) e si vedono appesi ad un filo ogni giorno, come e più del settore privato. Il problema è anche economico, di tutti noi. I contratti interinali prevedono salari orari più alti per compensare la precarietà del lavoro stesso (oggi il lavoro c’è, domani niente proroga). Quindi, per pagare i contratti interinali, lo Stato spende di più: la Corte dei Conti dice che la spesa in formazione e nuove assunzioni (oltre le 6 proroghe consentite per legge, con i 15 giorni di stop, etc etc) è aumentato in 2 anni del 13%. Significa che spendiamo (tutti noi) 653 milioni di euro in più per tenere sul filo di lana 12mila persone, formandone in continuazione di nuove perché i contratti scadono dopo 6 mesi e quei posti non possono rimanere vacanti.