Doppio incarico, la norma nascosta nel ddl "Salva Sallusti"
Salvate il soldato Sallusti. In Parlamento il disegno di legge per cancellare la galera per diffamazione a mezzo stampa ha ripreso a correre spedito. Non tanto, probabilmente, per gli insulti che il direttore de Il Giornale ha rivolto alla classe politica (“politici ipocriti e codardi che non sono in grado di decidere nulla”), ma perché qualcuno ha visto bene, a destra, di inserire o, meglio, di nascondere nel disegno di legge una norma che permetta ai presidenti di provincia di candidarsi in Parlamento.
Salvare Sallusti e qualche poltrona. Tutto sta nel sub-emendamento 1.1000/19 che recita: “All’emendamento 1.1000, dopo il comma 1 aggiungere il seguente: “1-bis. Al primo comma dell’art. 7 del D. P. R. 30-3-1957 n. 361 sono soppresse le lettere a) e b)”. Qualcuno si aspetterebbe la soppressione di qualche norma vecchiotta che regola il mondo della stampa. Tutt’altro. Il subemendamento elimina due divieti di ineleggibilità in Parlamento. Ecco cosa prevede l’art. 7 del decreto del 1957: “Non sono eleggibili: a) i deputati regionali o consiglieri regionali; b) i presidenti delle Giunte provinciali”. Il punto a) è stato soppresso dalla Consulta, ma è rimasto in vigore fino ad oggi il punto b).
Il papocchio dei commi. Ma che c’entra l’eleggibilità di un presidente di provincia con la norma salva-Sallusti? Nulla. Ma la libertà di stampa si difende anche così: inserendo norme che attengono ad altri ambiti, sperando che nel grande calderone nessuno se ne accorga. Ma c’è, nel subemendamento anche un secondo comma: “Le disposizioni delle lettere a) e b) del primo comma dell’art. 7 del DPR 30-3-1957 n. 361 non si applicano per i parlamentari in carica”. Due commi che sono in realtà in conflitto tra di loro, come si può leggere. Forse per colpa di un po’ di confusione in commissione o forse per l’intervento di mani diverse: la prima intenzionata ad abolire i divieti per tutti, una seconda per far sì che la norma non si applichi a chi è già presente in parlamento.
La norma salva eletti. Infatti, in Parlamento qualche deputato che, in barba alla legge, è anche presidente di provincia c’è. Tra questi Domenico Zinzi dll’Udc, presidente della provincia di Caserta (la stessa da cui proviene Coronella, il firmatario del subemendamento e in cui Pdl e Udc governano insieme). Nel dicembre 2011, Zinzi dichiarò di aver già optato per la Provincia e di aver affidato la propria lettera di dimissioni da deputato a Pierferdinando Casini. Ma poi tutto è finito nel dimenticatoio.
Le incredibili coincidenze. Ma intanto, se la norma non dovesse passare, vari presidenti di provincia non ci hanno pensato due volte e hanno rassegnato le proprie dimissioni per correre per un seggio a Montecitorio. Si sono dimessi il presidente della provincia di Biella e deputato leghista, Roberto Simonetti e Maria Teresa Armosino, deputata del Pdl, e presidente ad Asti. In seguito anche Luigi Cesaro, presidente della provincia di Napoli, ha lasciato l’incarico, mentre Guido Podestà, presidente della provincia di Milano sembrava fino a qualche giorno fa a seguire gli altri colleghi. Dicono di averlo fatto per protestare contro i tagli del governo. Ma tutti hanno dato le dimissioni prima del termine massimo per potersi presentare in lista alle elezioni politiche. Un’incredibile coincidenza.