"La 'ndrangheta prende favori per i voti", intervista a Giuseppe Baldessarro
Sono passate poco più di 48 ore dalla decisione del Ministro Cancellieri di sciogliere il Consiglio Comunale di Reggio Calabria, e già è scoppiato un altro scandalo. A Milano, 1250 km più a Nord, là dove per anni la Lega Nord ha negato la presenza della ‘ndrangheta. E invece è successo che nel Consiglio Regionale lombardo uno dei consiglieri, Domenico Zambetti del Pdl, sia stato scoperto a comprare i voti per la propria elezione dalla ‘ndrangheta. Quello del voto di scambio sembra l’unico fil rouge che riesca a tenere unita davvero l’Italia. Ne abbiamo parlato con Giuseppe Baldessarro, co-autore de “Il caso Fallara”, giornalista del Quotidiano della Calabria e di Repubblica.
Si possono delineare analogie tra Milano e Reggio Calabria, nonostante le resistenze di alcuni ad ammettere un’inflitrazione ‘ndranghetista al Nord?
Sì, certamente. A Milano fanno un arresto per voto di scambio, e fa clamore. Ma non dimentichiamo che in Calabria ci sono già tre persone che sono in carcere per la stessa ragione. Uno è Santi Zappalà, condannato in primo grado ed accusato di corruzione elettorale aggravata: ha già preso 5 anni di reclusione, il processo è in questo momento al secondo grado. L’altro è il consigliere regionale Morelli, indagato dalla Boccassini a Milano e anche lui in carcere. Il terzo è invece l’esempio classico di corruzione-voto di scambio, e si tratta di Rappoccio, anche lui consigliere regionale: prometteva voti in cambio di posti di lavoro. I processi diranno se sono colpevoli. Le modalità, in Calabria come il Lombardia, sono comunque identiche, non c’è bisogno di cercare analogie, sono esattamente le stesse. La ‘ndrangheta poi è inusuale che prenda soldi per voti: la ‘ndrangheta ottiene favori in cambio di voti. Ricordo un’intercettazione contenuta in “Operazione Reale” grazie alla quale è stato arrestato Zappalà, in cui politici e mafiosi ragionano tra di loro e raccontano, sostanzialmente, che non conviene prendere soldi in cambio di voti perché in questo modo non si crea il legame tra il corrotto e il corruttore. I mafiosi preferiscono tenere questo tipo di rapporto, che poi gli può tornare utile un domani per la concessione di appalti, di favori, ecc ecc. Vogliono entrare nel mondo della politica, non vogliono né comprare né essere comprati. Loro vogliono fare la politica, vogliono esserne protagonisti. E se fai lo scambio in soldi, non sei un protagonista ma un mercenario
La Cancellieri è stata il primo ministro donna a sciogliere un consiglio comunale. Rispetto al precedente governo, vedi un cambio di rotta?
Io vedo, piuttosto, una determinazione diversa, a prescindere dal fatto che si tratti di una donna. C’è proprio un cambio di passo, lo abbiamo visto, perché scegliere di mandare a casa un consiglio comunale come quello di Reggio Calabria, 200mila abitanti, la città più importante della regione ed anche capoluogo di provincia, una delle dieci città metropolitane d’italia, ci vuole una bella dose di coraggio. Devo anche dire, però, è stata aiutata dal fatto che le carte non consentivano equivoci, nel senso che la situazione era talmente chiara che chiunque avrebbe dovuto farlo. Però, in generale, le commissioni di accesso in alcuni comuni, alcune scelte fatte, sono comunque molto coraggiose e decisamente diverse da quelle dell’ultimo governo.
Ormai siamo in campagna elettorale. In queste prime mosse, in particolare all’interno del Pd si stanno presentato i candidati per le Primarie: leggendo i programmi, manca una lotta alla criminalità?
Assolutamente sì. Ancora la politica italiana non si rende conto che combattere la criminalità organizzata significa combattere la corruzione e restituire spazio e libertà a questo Paese. Non puoi ipotizzare di governare un Paese in cui, accanto al tuo governo, c’è quello della criminalità organizzata: si può chiamare ‘ndragheta, mafia o camorra, poco importa. Ciò che conta davvero è che, laddove c’è un potere alternativo al tuo, si verifica sempre una situazione di rischio della democrazia.
Perché tutto questo non c’è?
Perché non c’è ancora consapevolezza.