La Grecia contro le regole di Berlino. Ma sono già in arrivo nuovi tagli
Il premier greco Samaras e i suoi tentano di calmare gli animi del popolo lodando le parole di incoraggiamento ricevute dalla cancelliera tedesca Merkel, la cui visita ufficiale ad Atene ha provocato ore di scontri tra la polizia e i 50 mila greci scesi in piazza Syntagma, a due passi dal Parlamento. «Il suo arrivo ha rotto il nostro isolamento internazionale – ha dichiarato Samaras – ed ha aperto una nuova pagina nei rapporti tra la Grecia e la Germania. Ora il nostro Paese ha aumentato la propria credibilità. Il nostro nemico è la recessione, ma siamo determinati a rimanere in Europa».
La Merkel si è presentata ad Atene invocando rigore e affermando di apprezzare «gli sforzi fatti dal governo greco e dai cittadini, che nonostante il periodo terribile che stanno vivendo, devono continuare il percorso iniziato ed onorare gli impegni presi». La cancelliera ha sottolineato di non essere venuta in Grecia «come un’insegnante, per dare voti, bensì come un’amica ed un vero e proprio partner, per sostenere un programma molto difficile». Ma nonostante le intenzioni, sindacati e migliaia di greci hanno manifestato animatamente per ore, anche contro i nuovi tagli annunciati dal governo, e decine di persone sono state fermate dalle forze dell’ordine, che hanno risposto con lacrimogeni ai tentativi di sfondamento delle recinzioni intorno al Parlamento da parte della folla. Tensione e disperazione, bandiere con la svastica bruciate e richiami alla Germania nazista, alternati a più ordinati ma decisi cortei di chi non vede da mesi uno stipendio ed è ormai con l’acqua alla gola.
Per Samaras ed il suo esecutivo è scattata una corsa contro il tempo: un nuovo pacchetto di ben 89 riforme strutturali andrà approvato prima del rilascio, da parte della Ue, di un’ulteriore tranche di aiuti finanziari, prevista forse già a novembre. I tagli programmati farebbero recuperare alle casse dello Stato circa 13 miliardi di euro. Il premier, la cui manovra fa parte degli impegni di salvataggio presi con Bruxelles, spera di far passare il piano di austerity entro il 18 ottobre, giorno fissato per il vertice tra i leader europei.
Intanto i due principali sindacati della Grecia, GSEE e ADEDY, tra gli organizzatori delle manifestazioni dei giorni scorsi, stanno pensando alla possibilità di indire un nuovo sciopero generale proprio per il 18 ottobre, mentre altre agitazioni avverranno con tutta probabilità il giorno in cui le misure restrittive del pacchetto Samaras arriveranno in Parlamento.
Il Paese ellenico è al quinto anno di recessione, e sebbene ad agosto si siano registrati, per la prima volta negli ultimi quattro anni, dei progressi nel tasso delle esportazioni industriali, la situazione è ancora tremendamente difficile: «Abbiamo quasi esaurito la nostra capacità di resistenza», ha detto il Capo dello Stato Papoulias. Colpisce la notizia apparsa pochi giorni fa su un quotidiano greco: un’azienda locale, soffocata da oltre 750 mila euro di debiti nei confronti dell’Ente Nazionale per la Previdenza Sociale (Ika), ha ottenuto una improbabile rateizzazione nell’arco di ben 391 anni, ovvero 4700 mensilità con scadenza ultima per il 2404. Esempio assurdo di come la crisi la pagheranno ancora i nostri nipoti e pronipoti.