Crisi e vita di periferia, "Tutti i santi giorni"
In questi tempi durissimi, ci si può amare tutti i santi giorni? Anche vivendo di lavori modesti – che’ i sogni possono aspettare –, abitando una periferia scarna all’ombra di una città da cartolina come Roma, e soprattutto quando la vita picchia duro e sembra non darci quel che più desideriamo. Paolo Virzì dice di sì, sarà pure una favola ma è quello che ha voluto raccontare girando Tutti i santi giorni, commedia sentimentale dai toni teneri e ironici insieme.
I protagonisti di questa divertente e romantica storia d’amore sono Guido e Antonia, interpretati dai volti freschi e autentici di Luca Marinelli e Thony (nome d’arte di Federica Victoria Caiozzo). Due esseri, Guido e Antonia, che non potrebbero essere più diversi, ma che insieme danno vita “ ad un incastro potente e inconsueto, nel gelo e nella ferocia del mondo intorno”, come li racconta il regista stesso. Guido è un giovane uomo fuori dal tempo, mite, riservato, paziente e coltissimo, appassionato di lingue classiche, grande esperto di santi e martiri protocristiani: lavora come portiere di notte in un hotel della città, e approfitta di quelle ore silenziose dietro al bancone di una reception per dedicarsi alle sue letture, ai suoi studi così inattuali, per certi versi. Vive con Antonia, si incrociano al mattino quando lui stacca e lei invece scappa al lavoro, un impiego presso una ditta di autonoleggio alla Stazione Tiburtina: ragazza irrequieta, riottosa, spavaldamente e teneramente ignorante, con un passato da musicista punk e trascorsi un po’ più movimentati di Guido. A sera, qualche volta, si esibisce in qualche locale per cantare e suonare le sue canzoni, perché la musica non l’ha mai lasciata anche grazie al sostegno del suo compagno. Guido incoraggia Antonia senza riserve a coltivare il suo lato artistico, come intuendone la componente essenziale, nella sua vita; lui che invece, senza sforzo apparente ma come fosse la cosa più naturale del mondo, ha rinunciato ad una brillante carriera accademica internazionale.
I due si amano di un amore totale, con grazia e semplicità. E a un certo punto si affaccia l’idea di un figlio, a completare quest’unione: ma un bimbo non arriva, e questo pensiero ostinato mette a dura prova la coppia. “Mi interessava percepire i toni di questa storia sentimentale così struggente, non è facile raccontare l’amore”, ha spiegato Virzì in conferenza stampa. “Volevo una vicenda vera, di persone reali, quelle di cui non parla nessuno: perchè la verità è più sorprendente di quello che pensiamo”. Sono lontani i temi di rilevanza sociale scelti per i film precedenti, perchè insiste Virzì “bisogna ricordare che nelle nostre periferie, come ad ad Acilia (il film è ambientato lì, ndr), esistono tanti Guido e Antonia. Eccola la verità, Guido e Antonia esistono!”.
Insomma, Paolo Virzì è partito da un’emotività – traendo ispirazione dal libro del suo amico Simone Lenzi, “La generazione” – per tracciare i fili di una storia delicata e raccontare la fiaba che c’è in ogni pezzetto di realtà. Guido e Antonia sono due persone particolari, insieme vivono le contraddizioni e le difficoltà del loro tempo, e del loro stare insieme: cosa manca alla loro felicità? Vogliono un figlio a tutti i costi, provano tutti i rimedi che la medicina consente, fecondazione assistita compresa.
“Cercavo purezza nella messinscena, per questo ho scelto attori non noti per questo film o addirittura persone che il cinema non l’avevano mai fatto”, ha spiegato il regista a chi gli chiedeva come avesse scelto i suoi protagonisti in primis, e gli altri personaggi della sua commedia. Nel caso di Luca Marinelli, Virzì l’aveva visto ne La solitudine dei numeri primi di Saverio Costanzo, poi nei panni colorati di un transessuale ne L’ultimo terrestre di Gipi e infine ammirato a teatro nel Sogno di una notte di mezza estate, diretto da Carlo Cecchi. “Luca è un attore fine, dolce, bello da inquadrare e guardare”, ha detto Virzì “sarà il protagonista delle prossime stagioni del cinema italiano”.
Quanto all’esordiente Thony, assolutamente digiuna di cinema, trovata su MySpace perché la ricerca si orientava su una protagonista femminile che fosse realmente una cantante, si può dire che sia stata una felice e coraggiosa intuizione di Paolo Virzì (che poi le ha affidato anche la colonna sonora del film, e così l’identificazione è totale). Si può dire che Virzì abbia chiesto a Thony di interpretare se’ stessa. Ha avuto parole cariche di stima anche per lei, sottolineando alla stampa quanto questa ragazza siciliana sia “di grande talento, spiritosa, capace di grande sorprese”. E in effetti il film scorre grazie a questa freschezza, genuina, intensa. Una bella sorpresa anche per l’affiatamento degli attori che danno vita a Guido e Antonia, funzionano sullo schermo con un’alchimia speciale. “Li abbiamo fatti incontrare”, ha proseguito a raccontare Virzì “è scattato qualcosa che abbiamo percepito, stavano bene insieme! Ci piacevano vicini, era proprio una bella impressione”. Una mossa azzeccata.
Tutti i santi giorni ha i toni lievi di una commedia, ma lo sviluppo narrativo si basa anche e soprattutto sugli alti e bassi della vita di una giovane coppia: spesso il pudore della leggerezza riesce a far raccontare efficacemente, anche sullo schermo, un dolore autentico.
Trasfigurato dall’amore.
Il film esce in 300 copie, il prossimo 11 ottobre.
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