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Diritto di critica | December 27, 2024

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A chi piace il nuovo decreto rinnovabili? - Diritto di critica

A chi piace il nuovo decreto rinnovabili?

Approvato dal Consiglio dei Ministri il decreto sulle rinnovabili: salta il tetto di 8 gigawatt, ma si conferma il taglio degli incentivi da giugno. Un’occhiata al mondo imprenditoriale fa capire bene chi ci guadagna: la Confindustria dei big applaude, Rete Imprese Italia (Pmi) lo considera peggio della bozza. Perchè tagliare gli incentivi non aiuta la bolletta, ma l’atomo sì.

Il ministro Romani voleva ottenere il “jackpot” anti-rinnovabile, taglio definitivo degli incentivi da giugno e tetto alla produzione finanziabile. E’ riuscito soltanto in parte nel suo proposito. Il nuovo testo approvato in Consiglio dei Ministri esclude il limite di 8 GigaWatt all’energia finanziabile con gli incentivi e prevede tagli meno drastici per i certificati verdi (“solo” del 22%, contro il 30% previsto in bozza). Sugli incentivi si può dire tutto e il contrario di tutto:  verranno rimodulati entro aprile dal Ministero dello Sviluppo Economico – come dire, aspettiamo che passi la tempesta, poi tagliamo. La deadline del 31 maggio 2011, che segna la fine del Conto Energia approvato nemmeno 2 mesi fa, potrebbe comunque essere una vera lapide tombale per il settore. Assosolare, che raccoglie i produttori di energia dal fotovoltaico, ha annunciato il ricorso in Cassazione per “eccesso di delega”, proprio paventando il blocco totale degli investimenti.

Al di là dei numeri, però, bisogna guardare in faccia chi applaude e chi piange di fronte al decreto. Confindustria esprime “viva soddisfazione” per la posizione “di equilibrio” raggiunta dal Consiglio dei ministri. Contro il provvedimento si schiera invece Rete Imprese Italia: un’associazione di categoria che riunisce le piccole e medie imprese, per lo più in collaborazione con Confcommercio, Confartigianato e Confesercenti.

Il decreto rinnovabili segna la divisione tra le due facce dell’economia italiana. Confindustria, con le sue 150mila imprese aderenti e la sua corte ristretta di appena 1000 “industriali nobili”, difende gli interessi dell’economia tradizionale: l’industria meccanica-metallurgica, chimica, alimentare, energetica.  Tra questi l’Eni dell’amministratore Paolo Scaroni, primo candidato alla successione di Emma Marcegaglia e capofila della cordata nucleare italiana. Che ha dietro di sè “una potenziale filiera del nucleare italiano: oltre 550 importanti imprese potenzialmente interessate a beneficiare di una quota che si aggira attorno al 55% degli oltre 30 miliardi di investimento previsti dal piano del governo” per arrivare a coprire con l’atomo il 25% del consumo elettrico totale, come spiega il direttore di Confindustria Giampaolo Galli.

Dall’altro lato della barricata, Rete Imprese Italia difende gli interessi del business emergente delle rinnovabili. Che sono quantificabili chiaramente: circa 3000 imprese che danno lavoro a 20mila persone (più 100mila nell’indotto) e un giro d’affari di 13miliardi di euro, in crescita costante anche durante la crisi. ”Tenere gli incentivi del Conto Energia solo fino al 31 maggio senza un periodo ‘cuscinetto’ compromette da subito gli investimenti in corso”, spiegano i vertici dell’associazione: il settore rischia di perdere in tronco i finanziatori migliori, cioè le banche, che in tempi di magra avevano preferito aprirsi alla green economy piuttosto che ai lenti baracconi dell’economia tradizionale.

Tutto sta per cambiare: le banche torneranno ad investire nei solidi progetti filogovernativi – a cominciare dal nucleare – e abbandoneranno i pannelli solari, che al giorno d’oggi offrono margini di ricavo troppo esigui. Chi ne risente di più? Noi. Che avremo, tra qualche anno, energia atomica ed energia da petrolio, tanta CO2 nell’aria e solo un triste ricordo dell’avventura solare.

Comments

  1. Vito

    l’italia sceglie ancora di non risolvere i problemi.

    ha messo il gas quando serviva il nucleare.
    ha messo il nucleare quando la via del solare ed eolico è ormai SERIAMENTE PERCORIBBILE.

    Purtroppo ENI COMANDA. E non fa niente che ad essere frustrato è il consumatore finale, non garantire un intelligente futuro energetico ai nostri figli.
    L’importante è fare il piacere a Scaroni.
    lasciare le scorie alle prossime generazioni.
    Accontentare quel branco di incompetenti, ignoranti e soprattutto papponi che abbiamo NOI messo al governo.

    che brutta nazione,
    proprio brutta!!!

    Penso che si dovrebbe spedere il denaro per portare fuori dall’idrocarburo l’AUTOTRAZIONE. E continuare a potenziare le rinnovabili ed i sistemi di accumulo (idropompaggio e idrogeno). Sono in casi estremi cominciare a pensare al nucleare. SOLO IN CASO ESTREMO.

    Ma ci sono EPC italiane che con eolico e fotovoltaico non saprebbero che fare…

    roviniamoci il futuro!

  2. Pippo

    Ma lo sapete che l’Italia é il paese con gli incentivi alle rinnovabili piú alti in Europa? E sapete che prioduciamo piú energia verde di quella che consumiamo?
    Gli incentivi vanno tagliati, e i tagli che ci sono stati sono fin troppo bassi.

    • Se fosse vero e non abbiamo più bisogno di energia, perchè fare centrali nucleari?

      Se con l’energia verde producessimo più energia di quella che consumiamo avremmo l’equazione perfetta. Invece compriamo l’energia all’estero.

    • dani

      scusa ma ki te l’ha detto? qual è la fonte??? a me non risulta ciò….

      • dani

        domanda rivolta al sig Pippo…