A Therean tornano le rivolte, il regime sguinzaglia le milizie
Duri scontri a Teheran nella giornata di mercoledì tra unità anti-sommossa della polizia e manifestanti scesi in piazza per protestare contro l’aggravarsi della crisi economica ed in particolare contro il crollo del rial, la moneta iraniana, che ha perso più dell’80% del proprio valore rispetto a un anno fa. I manifestanti hanno inneggiato slogan contro Ahmedinejad e dato alle fiamme cartoni e pneumatici, con conseguente intervento della polizia che ha disperso la folla con il gas lacrimogeno.
Le proteste hanno colpito anche la zona dello storico Gran Bazaar dove centinaia di poliziotti in moto e a piedi hanno compiuto numerosi arresti, tra cui parecchi cambiavalute illegali e hanno anche fatto chiudere le attività commerciali, che potranno riaprire solo sabato e sotto il presidio delle forze di sicurezza.
Il capo della polizia nazionale iraniana, Esmail Ahmadi Moghadam, ha affermato la volontà da parte delle istituzioni di combattere il mercato illegale della valuta, aggiungendo che molti cittadini nascondono in casa oro e valuta straniera, recando in questo modo danni all’economia del paese. I cittadini iraniani sono comprensibilmente preoccupati per la situazione economica sempre più drammatica, anche a causa delle sanzioni internazionali legate al programma nucleare e puntano il dito contro il governo.
Sono in molti nel paese ad avere difficoltà nel comprare beni di prima necessità. La Reuters ha intervistato diversi cittadini che hanno chiesto di rimanere anonimi: una madre ha raccontato di non poter più acquistare la carne per i bambini a causa dei prezzi alti. Un anziano ha invece affermato che le farmacie di Teheran sono ormai sprovviste delle medicine necessarie per curare il morbo di Alzheimer, da cui è affetto.
Mahjoob Zweiri, professore di storia contemporanea alla Qatar University, ha puntualizzato ai microfoni di Al Jazeera come Ahmedinejad andò al potere nel 2005 affermando che avrebbe risollevato la situazione economica del paese, ma ciò non è mai avvenuto. Il regime iraniano è inoltre finito più volte sotto accusa negli ultimi mesi per aver vietato alle donne l’accesso a più di 77 corsi di laurea e per essersi disinteressato dell’emergenza terremoto che ha colpito lo scorso agosto la provincia iraniana dell’Azerbaijan orientale.
C’è da aggiungere che Ahmedinejad non è stato l’unico a finire nel mirino dei manifestanti, i quali si sono recati anche davanti al ministero dell’edilizia per protestare contro il tentativo della Guida Suprema del paese, Ali Khamenei, di strappare dei terreni edificabili acquistati dieci anni prima da numerosi cittadini nel 1° distretto di Teheran e nel settore Alborz e per chiederne la restituzione. In seguito alle proteste l’esecutivo iraniano ha dichiarato lo stato di emergenza, come già avvenuto nel 2009, ed ha schierato le famigerate milizie Bassij che sono entrate in azione dalle prime ore di giovedi.
E’ evidente che le esigenze della popolazione non coincidono con gli interessi di un regime teocratico sempre più isolato e le cui priorità sono il programma nucleare, l’appoggio economico e militare all’alleato siriano, la repressione di qualsiasi forma di protesta e le esercitazioni militari.Non bisogna però dimenticare che le rivolte nei paesi arabi sono iniziate tutte a causa delle precarie condizioni sociali, economiche ed occupazionali della popolazione, che sia l’inizio della “Primavera Persiana”?