"Padroni di casa", l'altra faccia dell'animo umano
C’è fermento nel cinema italiano, cresce la voglia di raccontare storie con l’uomo al centro. Padroni di casa, secondo lungometraggio del giovane Edoardo Gabbriellini, bel successo già a Locarno 2012, guarda al passato nella costruzione della commedia all’italiana ma attinge al presente nell’ambientazione scenica e psicologica dei personaggi. “L’ho concepito come un romanzo breve”, dice l’autore ed è proprio così che va inteso, una piccola estensione temporale in una storia dove accadono molte cose, densa di colpi di scena. Capovolgimenti continui, soprattutto nei rapporti di forza tra i protagonisti, luoghi privilegiati d’osservazione di una società dominata dalla paura; “quella paura”, specifica Gabbriellini ancora nelle note di regia al film, “alla quale ci stiamo educando e nella quale ci stiamo chiudendo”.
Padroni di casa è stato girato nell’Appennino tosco – emiliano, e la vicenda si snoda infatti in un paesino di provincia piccolo e verde, emblema di una possibile serenità e quieto vivere che vedremo presto non abitare in coloro che sono di lì; Cosimo (Valerio Mastandrea) e Elio (Elio Germano), sono due fratelli romani, di mestiere piastrellisti, che arrivano in un piccolo centro per un importante lavoro commissionato da una celebrità, il famoso cantante Fausto Mieli (Gianni Morandi). Diffidenza e ostilità li accolgono, da parte della gente del posto; una freddezza che contrasta invece con il comportamento di Mieli, simpatico e gentile nei loro confronti, ma di cui subito si intuiscono luci ed ombre. Si gioca volutamente con l’immagine pubblica di Morandi, volto familiare per gli italiani, per creare un doppio cinematografico fatto di ambiguità. E’ un artista lontano dalla scena da molti anni, a causa della malattia della moglie Moira (Valeria Bruni Tedeschi). Due coppie al centro della storia, due fratelli, marito e moglie: rapporti forti, intimi, dove l’equilibrio è tutto. Eppure è proprio lì che qualcosa cede, si sgretola, e affiora la violenza. Prima sottilmente, poi in tutta al sua drammatica evidenza.
Cosimo, passato difficile da tossicodipendente, è più grande di Elia, ma è quest’ultimo ad occuparsi di lui: e in questo rapporto complesso, fatto d’intesa e fraterno amore viscerale, si risolve stupendamente il duetto recitativo tra Mastandrea e Germano. I due funzionano insieme, sostengono il film, sono la parte migliore del film anche grazie a dialoghi azzeccatissimi. Attori di punta del nostro cinema, diversi tra loro ma straordinariamente affiatati in questa prova che li vede insieme, stanno vivendo entrambi un momento d’oro nella loro carriera.
Fausto e Moira invece (Morandi e Bruni Tedeschi) sono invece una coppia dove l’amore è lontano, logorato forse da un presente troppo difficile da vivere e da accettare. La malattia di lei, del resto, è una prigione per entrambi, nonostante lui abbia rinunciato alla sua carriera per starle accanto. Ma ora che a Fausto si presenta l’occasione di ritornare sulle scene… sembra rinascere, ed è disposto a tutto.
“Ognuno di noi si porta dentro una parte animale, istintiva”, ha precisato Elio Germano in conferenza stampa. “E’ il corto circuito da cui scaturisce il conflitto all’interno di ciascuno di noi, che genera la violenza. Il film pone l’accento proprio su questo”. Come a dire che sotto l’apparenza, i legami di ogni giorni, si celano incomprensioni, frustrazioni, che alla fine emergono in superficie, in modo violentissimo. In ogni rapporto, così da crearsi un effetto domino nella società. Gli ha fatto eco Gianni Morandi, soddisfatto di essere tornato sul grande schermo dopo più di un trentennio, e di aver fatto parte di quello che chiama “un grande progetto di un gran bel gruppo”: sottolinea il cantante, come oggi sia facile arrivare alla violenta drammaticità dei fatti che via via prendono il sopravvento in Padroni di casa. Vicende che tuonano con quotidiana regolarità dalle colonne dei giornali e dai tg televisivi. E non è meno convinto e turbato, Valerio Mastandrea. Che vede il senso di questa rappresentazione, in chiave prospettica: “Sono i ragazzi di questa società apatica e chiusa che mi spaventano. E’ li che mi interesserebbe agire”. Come a dire, tutto il resto, le letture in chiave sociologica, sono inutili e dannose.
Il film esce domani, distribuito in 150 copie.