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Diritto di critica | November 22, 2024

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L'impietoso elenco dei mestieri che i nostri laureati rifiutano

C’è un’Italia che vorrebbe lavorare ma assolutamente e solo nel campo per cui ha studiato. Salvo poi lamentarsi della disoccupazione.

Secondo un recentissimo studio pubblicato dalla Confartigianato nel luglio scorso, infatti, sono migliaia i posti di lavoro liberi e le professioni che lamentano carenze di organico. A fronte di una difficoltà che riguarda un’assunzione su quattro nel mondo dell’artigianato, infatti, il nostro Paese fa contare 44.700 laureati in cerca di lavoro a quattro anni dalla laurea. Eppure il lavoro – a ben cercarlo – non manca. Ma è necessario sporcarsi le mani, lasciare a casa i libri per ottenere uno stipendio che molto spesso è anche ben più alto di quello di un laureato alla prima assunzione. E i nomi dei mestieri senza personale richiamano il lavoro manuale e la fatica.

LA POLEMICA: “MA CHE CI AVETE FORMATO A FARE?” – LEGGI

L’ANALISI: CARA LAUREA, TI VOGLIO, NON TI USO, MA TI APPENDO – LEGGI

I settori “scoperti”. Il settore dove più elevata è la difficoltà di reperimento a causa della scarsità di persone che esercitano la professione – spiegano da Confartigianato – è quella dei pavimentatori e posatori di rivestimenti, “con il 26,6% delle assunzioni previste dal totale delle imprese, artigiane e non, che sono rese difficili dalla scarsità di offerta”. Seguono i Montatori di carpenteria metallica con il 18,8% delle assunzioni previste; camerieri e assimilati con il 18,5% delle assunzioni previste, meccanici, riparatori e manutentori di automobili con il 17,3% delle assunzioni previste, gli attrezzisti di macchine utensili e affini con il 16% delle assunzioni previste, i sarti e tagliatori artigianali, modellisti e cappellai con il 14,4% delle assunzioni previste, i fabbri, lingottai e operatori di presse per forgiare con il 14,4% delle assunzioni previste, i carpentieri e falegnami nell’edilizia (esclusi i parchettisti) con il 14,1% delle assunzioni previste, gli addetti a macchinari industriali per confezioni di abbigliamento in stoffa e affini con il 13,4% delle assunzioni previste, i meccanici e montatori di apparecchi termici, idraulici di condizionamento con il 13,4% delle assunzioni previste.

Le lauree con meno prospettive occupazionali. E’ interessante – proseguono da Confartigianato – affiancare questa analisi con l’elaborazione dei dati recentemente pubblicati dall’Istat (2012) sull’inserimento dei laureati nel mercato del lavoro e che mettono in evidenza un ulteriore mismatch del mercato del lavoro rappresentato da 44.662 laureati – complessivamente per lauree triennali, a ciclo unico, lauree specialistiche biennali e lauree magistrali biennali10 – del 2007 che nel 2011 risultano ancora in cerca di lavoro con un tasso di disoccupazione del 17,5%. La difficoltà di inserimento più elevata è quella dei laureati del Gruppo geo-biologico per cui il tasso di disoccupazione a 4 anni dalla laurea è del 32,7%, seguito dal Gruppo letterario con il 31,4%, del Gruppo psicologico con il 28,9% e del Gruppo giuridico con il 26,4%.

Il parallelismo di Confartigianato. In particolare – si legge nello studio in un interessante quanto provocatorio parallelismo – prendendo a riferimento le professioni maggiormente numerose si osserva che:

– a fronte di 1.192 assunzioni di difficile reperimento per Meccanici, riparatori e manutentori di automobili ed assimilati vi sono 1.207 Laureati in Scienze dell’educazione e della formazione (triennale) disoccupati a 4 anni dalla laurea.

– a fronte di 951 assunzioni di difficile reperimento per Montatori di carpenteria metallica si registrano 869 laureati in Scienze della mediazione linguistica (triennale), disoccupati a 4 anni dalla laurea.

– a fronte di 887 Cuochi in alberghi e ristoranti vi sono 878 laureati disoccupati in Lettere e materie letterarie (ciclo unico). 

– a fronte di 879 Parrucchieri, estetisti di difficile reperimento vi sono 878 laureati disoccupati in Lettere e materie letterarie (ciclo unico).

– a fronte di 621 Attrezzisti di macchine utensili e affini di difficile reperimento vi sono 652 laureati in Filosofia (triennale) in cerca di lavoro a 4 anni dalla laurea.

– a fronte di 568 Carpentieri e falegnami nell’edilizia di difficile reperimento vi sono 616 laureati in Scienze politiche; Scienze internazionali e diplomatiche; Relazioni pubbliche (ciclo unico)

– a fronte di 502 Addetti a macchine utensili automatiche e semiautomatiche industriali di difficile reperimento vi sono 506 laureati disoccupati in Scienze della formazione primaria; Scienze dell’educazione; Pedagogia (ciclo unico).

– a fronte di 459 Meccanici e montatori di macchinari industriali di difficile reperimento vi sono 445 laureati disoccupati in Scienze e tecnologie agrarie, agroalimentari e forestali (triennale).

– a fronte di 409 Sarti e tagliatori artigianali, modellisti e cappellai di difficile reperimento vi sono 496 laureati disoccupati in Scienze del servizio sociale (triennale).

Inutile dire: rimbocchiamoci le maniche. A ben guardare, infatti, un’occupazione è possibile trovarla. Magari temporanea e non esclusiva – in attesa che questa pessima congiuntura economica passi – ma sicuramente retribuita. Il problema, dunque, non è che l’assenza di possibilità lavorative – un’azienda con carenza di personale ha tutto l’interesse a formare e assumere dipendenti – ma del “lavoro che vorrei”. Ben più grave condizione di quiescenza mentale prima che dramma occupazionale.

Comments

  1. Stefano

    Ragazzi, evidentemente lo scribacchino che ha ideato questo “articolo” lo ha fatto in modo volutamente provocatorio, per cui non dategli corda o farete solo il suo gioco.. se non fosse davvero così, bisognerebbe ipotizzare che a un somaro siano spuntate le dita dagli zoccoli e abbia improvvisamente imparato a scrivere

  2. Luca Pizzano

    solita solfa senza argomentare nel concrete queste proposte di lavoro dove sono e quali retribuzioni medie garantiscono perche’ non mettono a disposizione l’elenco delle aziende che cercano personale invece di dettare una serie di statistiche e numeri che alla fine alimentano solo polemica e nulla piu’ poi vediamo quanti laureati si sono candidati a fare i carpentieri edili quant ine hanno assunt ie che condizioni di lavoro ci sono con i relativi stipendi basta guardare la classifica molto piu’ veritiera delle morti sul lavoro per capire che nel campo edile i numeri sono scandalosi per un paese civile e questo basterebbe a capire che grado si sicurezza e legalita’ c’e’ in queste aziende

  3. Ma mi faccia il piacere! quando mi troverà un ristorante o un centro estetico disposto ad assumere un laureato in lettere senza esperienza nel settore le darò ragione,fino a quel momento il suo articolo resta una grandissima cavolata…..senza contare il fatto che in molti lavori da lei citati non si può improvvisare da un giorno all’altro: uno studente di scienze sociali che non ha mai aperto neanche il cofano della sua vettura non può inventarsi meccanico,esattamente come un laureato in pedagogia non può diventare addetto a macchine industriali cosi’,schioccando semplicemente le dita….se anche il disoccupato trovasse un cerebroleso che lo assuma,rischierebbe gli arti e la vita ogni santo giorno

  4. PaoloRibichini

    Doppio cognome? Ma di chi sta parlando?

  5. Svegliati, allora e attenta agli attacchi personali da bar di bassa lega basati sul cognome: rischi di beccarti una doppia porzione di meritatissimi sganassoni :)

  6. c’è scritto DEVE SAPER FARE, non deve fare. poi se vediamo i professionisti che ci governano…

  7. Simona

    E’ vero che in Italia c’è la libertà di parola e di espressione, per fortuna, però qui mi sembra abuso di un diritto! Non so se ti rendi conto di quello che hai scritto. Non riesco a trovare una logica nelle tue affermazioni. Hai semplicemente messo a confronto numeri: “621 Attrezzisti di macchine utensili e 652 laureati in Filosofia” E’ come se avessi scritto: “7 mele e 8 pere”. Non credo tu possa fare paragoni simili, non hanno senso. Sfido te a cercare lavoro, senti cosa ti dicono! Vediamo se poi riuscirai a scrivere tali demenzialità, con cotanta sicurezza, anche in un prossimo articolo. Per carità.

  8. Sinceramente che ci sia carenza in quei settori “manuali” che nessuno più vuole più fare non è per solo per una semplice riluttanza del laureato a fare lavori “scomodi” ma sostanzialmente per una serie di ragioni:
    1. Inumanità degli sforzi fisici (con relative patologie postume)in un paese “industrializzato”.–> ti invito a rinfrescarti la memoria e la schiena
    2. L’aleatorietà di questi mestieri che stanno subendo un evoluzione che nemmeno i soggetti attivi comprendono e che stanno vivendo della serie” finchè la barca va lasciala andare”.
    3.Che possa piacere oppure no la tecnologia prende piede.Con un nuovo modo di produrre si può arrivare a richiedere lo stesso impegno intellettuale di un corso di studi, e, come tale è qualcosa che non si può improvvisare, ma, a tutti gli effetti è qualcosa che non viene insegnato per dar spazio poi a eventuali speculazioni(stage ,finti contratti di apprendistato, lavoro in nero).

    Benchè meno laureati in lettere, lingue,scienze sociali in generale sono corsi a prevalenza femminile. Vuoi mandare le donne a fare il meccanico, il piastrellista, o il forgiatore; magari esce una versione femminile di Tony stark(baffo e bicipiti inclusi)che martella la sua armatura di acciaio XD.
    In tutto questo da ingegnere ti dico che sarei felice di fare il piastrellista nel tempo libero se ben pagato.
    La verità di questo paese è che chi ha e produce vorrebbe produrre a meno per essere competitivo ma per farlo “succhia linfa” indirettamente ai loro futuri clienti; semplicemente se non si succhia più come prima è perchè la linfa sta finendo e la poca che c’è ci si guarda bene dal farsela succhiare. E’ per questo che vedi numeri così alti di disoccupati e di richiesta in quei mestieri scomodi che non sono per nulla ripagati a fronte di sforzi, di rischi per la salute e sicurezza.

  9. Archeologo

    genitle signore io le dico soltanto che molte eprsone ormai, cancellano dal curriculum il fatto di avere un dottorato o a volte una laurea, perchè altrimenti si corre il rischio di essere chiamati troppo qualificati. Inoltre se si è studiato per un po di tempo non si acquisisce l’esperienza necessaria che è sempre richiesta anche nei lavori manuali, come è ovvio che sia. Ancora i posti cosiddetti vacanti che lei cita spesso sono invece regolarmente presi senza contratti e con condizioni simili allo schiavismo. Potrei continuare all’infinito ma se lei ci pensa, i laureati in realtà avrebbero occasione di lavorae e non vedere i frutti del duro studio perdersi nel nulla ma questa nazione è intenta a sprecare piu che investire, raccomandare anzicchè privilegiare la meritocrazia. Pensi solo che nel mio campo, quello dell’archeologia, non c è neanche il riconoscimento della professione….

  10. Una marea di scemenze … lei Torsello non ha mai preso una vanga in mano, non puo’ parlare di lavoro quando non ha mai veramente lavorato. Io sono laureato, quando mi sono trovato senza lavoro (e mi e’ successo anche a quarant’anni suonati) avrei fatto qualsiasi cosa, imparato qualsiasi mestiere, partecipato ad ogni sorta di formazione … il problema e’ che *tutti* mi rispondevano picche, dicendo che ero troppo vecchio per questo, troppo qualificato per quell’altro, ..ma come con una laurea vuole fare l’autista, o il becchino ….

  11. francesco

    Purtroppo non si vuole accettare una simile realta: le università sfornano ogni anno migliaia di architetti, scienziati della politica, scienziati delle telecomunicazioni, scienziati dell’amministrazione e l’organizzazione e scienziati di ogni cosa, psicologi, filosofi, letterati, biologi, giuristi ad ogni livello… MERCATI DEL LAVORO SATURI! La cosa peggiore è che molti di questi hanno scelto di intraprendere queste carriere perchè hanno guardato i professionisti della generazione precedente che con questi lavori (prima poco diffusi) hanno raggiunto un ottimo welfare ed ora pretendono lo stesso, ma parliamoci chiaro, che ma ne faccio io di 2 avvocati 3 psicologi ecc.? I tempi sono cambiati, tutto è cambiato… io sinceramente neanche l’ho finita l’università, sono un programmatore e lavoro pochissimo, per scelta! perchè con quel poco che lavoro mi pago affitto auto moto vacanze, spendo senza problemi, risparmio, mi pago i contributi e do anche la “mazzetta” a mio fratello e sorella e quando voglio lavorare di più rispondo agli annunci, mi metto sul frecciarossa, hotel e mi vado a prendere i soldi in altre zone d’Italia… ci vuole lungimiranza non ragionamenti del tipo “mi laureo in architettura, faccio costruzioni e faccio i soldi” poi non gli viene così e qunidi “non c’è lavoro sono disoccupato ho una laurea in architettura non farò mai il camerire carpentiere operaio maledetto governo maledetto paese maledetta crisi maledetti tutti tranne che me che ho studiato con tanto sacrificio! (cose che oggi non servono)” approposito architetto… portami un bicchiere più pulito!

  12. simone vitali

    @ggg-s-666
    cosa significa “se i lavori per la gente con la terza media volete che li facciano i diplomati o i laureati, che progetti avete per quelli con la terza media?aspettate che decidano loro?..potreste trovarveli in casa, di notte, con intenzioni poco amichevoli”Io non sono laureato e nemmeno diplomato,sono quello con la terza media,e credo che tu dall’alto del tuo sapere dovresti fare un passettino indietro e calare la boria che ti sta annebbiando il cervello.Ricordati che cultura e intelligenza non sono sinonimi e spesso,come dimostra l’autore dell’articolo,non viaggiano nemmeno di pari passo.Detto questo,io ho 46 anni,sono disoccupato da circa 1 anno e sarei ben felice di trovare uno di quei lavori che vengono elencati nell’elenco del “giornalista” ma per mia esperienza personale laurea o non laurea il lavoro purtroppo non c’è.Quoto in pieno @disoccupatalaureata:disqus che per fortuna dimostra che a volte cultura e intelligenza vanno a braccetto.P.S.ggg-s-666 scusa se troverai degli errori grammaticali,ma non tutti possono essere acculturati come te.