Diventare professore? "Se il test è sbagliato è colpa della Gelmini"
Se per giudicare uno studente ci vuole un insegnante, allora per giudicare un insegnante ci vuole un insegnante ancora più preparato: o, almeno, questo è quello che ognuno si aspetterebbe. Ma cosa succede quando questi fantomatici “insegnanti più preparati” sono i primi a fallire nella loro missione?
Errori madornali. Con la riforma Gelmini, infatti, al Tirocinio Formativo Attivo (TFA) si può accedere solo con un test. Eppure, di circa 170 mila aspiranti professori più del 70% è stato respinto. Una percentuale fin troppo alta, che non ha certo tardato a far scalpore: errori nelle domande (Consiglio d’Europa al posto di Comunità Europea, o “Qualcosa era successo” di Dino Buzzati che è diventato “Qualcosa era accaduto”) e ambiguità nelle risposte hanno reso prima perplessi e poi sconcertati i futuri insegnanti, al punto da spedire una lettera al ministro dell’Istruzione.
Alla ricerca di una soluzione. Il 5 agosto Francesco Profumo ha risposto, assicurando che “gli uffici competenti stanno raccogliendo tutte le segnalazioni di errori nelle domande delle prove per sottoporle all’esame di una Commissione di verifica, composta da accademici e coordinata dalla dott.ssa Lucrezia Stellacci, Capo Dipartimento per l’Istruzione”. Nella stessa nota, Profumo aveva assicurato che “la Commissione si riunirà mercoledì 8 agosto e deciderà in maniera definitiva sulle domande contestate, creando la nuova matrice delle risposte esatte”.
“Colpa della Gelmini”. Conclusione: se anche la risposta alle domande in questione (ne sono state riconosciute 419, sulle 2.220 domande del test) dovesse risultare errata, verrà comunque considerata corretta. Profumo ha voluto mostrarsi solerte anche nel chiarire le cause di quella che i docenti hanno definito “una vergogna”, ricercando i “colpevoli”: 145 tra ispettori e professori, tutti nominati – a detta di Profumo – dall’ex ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini.
Il passo indietro del Ministero. Eppure neanche in questo caso la risposta ha tardato ad arrivare, stavolta tramite Facebook: “con un comunicato non troppo spontaneo, il Miur ha ricordato che il decreto di nomina delle Commissioni è direttoriale e non ministeriale. Tradotto dalla burolingua ministeriale: “Gelmini non c’entra”. All’epoca a cui si riferisce Profumo (ovvero esattamente un anno prima, il 5 agosto 2011), la Gelmini infatti non avrebbe avuto alcuna competenza sulle nomine, come spiega anche Paola Frassinetti, vicepresidente della Commissione Cultura della Camera.
Così, mentre chi tiene le redini dell’Istruzione italiana continua a discutere per decidere di chi sia la colpa, futuri insegnanti (che a questo punto avrebbero già dato prova di poter fare questo mestiere, dopo aver corretto persino i propri superiori) si ritrovano costernati: come mettere sullo stesso piano, infatti, chi ha superato il test compreso di domande ambigue e chi invece è stato ripescato? La risposta di Profumo è una: trasparenza. Ed ecco allora sul tavolo tutti i documenti inerenti la vicenda; in cima a tutti la lista degli autori del test, nella speranza di arrivare ad una conclusione. Forse però possiamo già desumerne una: in futuro, sparsi per tutta Italia, ci saranno professori sicuramente più attenti nel compilare le domande per i compiti in classe dei propri studenti…