Finisce il Ramadan, a Milano tante polemiche
Una festa di fine Ramadan piena di polemiche a Milano. Quello che poteva essere un avvenimento storico in quanto per la prima volta si è svolto nel centralissimo Parco Sempione, nonché un ottimo esempio di collaborazione e dialogo tra le due maggiori comunità religiose presenti sul territorio milanese, è stato rovinato da inutili e sterili battibecchi.
L’assenza di Pisapia. Nonostante la disponibilità del comune a far svolgere la festa di Eid el Fitr presso l’Arena Civica del Parco Sempione, la presenza di circa diecimila fedeli ed un’ottima organizzazione grazie anche alla collaborazione tra i responsabili comunali dell’Arena e il Caim (Coordinamento Associazioni Islamiche Milano), l’atmosfera è risultata avvelenata fin dall’inizio in seguito alla comunicazione da parte del sindaco Giuliano Pisapia di non poter presenziare all’evento in quanto in ferie; il sindaco ha però assicurato la presenza del “sindaco d’agosto” Cristina Tajani. Decisione che non è piaciuta al presidente dell’Istituto Culturale Islamico di viale Jenner, Abdel Hamid Shaari, il quale ha dichiarato al Corriere della Sera che questo gesto è senza dubbio una mancanza di rispetto e una forma di insensibilità nei confronti dei musulmani.
In ferie, assente “giustificato”. Immediata la replica di Pisapia che ha cercato di smorzare i toni rinnovando la sua amicizia nei confronti dei tanti musulmani presenti a Milano: “Anche a me dispiace non esserci, vorrei essere presente ovunque, sempre, tra i tanti impegni che ho, però anche il sindaco ha diritto di fare un po’ di ferie. Non è di certo mancanza di rispetto alla comunità islamica dove comunque la presenza del Comune sarà garantita dall’assessore Cristina Tajani che si recherà alle celebrazioni come segno di amicizia verso la comunità”.
Accoglienza: “non pervenuta”. Le polemiche sono poi proseguite durante la festa a causa della mancata lettura di una missiva dell’arcivescovo di Milano Angelo Scola dove, oltre agli auguri ai fedeli musulmani, si sottolineava l’idea di accoglienza nei confronti di chi crede in altre religioni e la necessità di isolare i violenti. Il vicepresidente dei Giovani Musulmani d’Italia, Ahmed Abdel Aziz, ha sottolineato come l’inviato di Scola e responsabile del dialogo interreligioso per la curia milanese, Don Giampiero Alberti, non abbia mai affermato la volontà di citare il messaggio di Scola nel corso delle celebrazioni; dunque si è preferito far intervenire Cristina Tajani in quanto rappresentante dell’amministrazione comunale. Un intervento con messaggio del cardinale Scola non faceva dunque parte del programma secondo il vicepresidente GMI. Di tutt’altro avviso Don Giampiero Alberti il quale ha dichiarato al Corriere della Sera di essersi fatto accompagnare a consegnare la lettera da un prete copto che parla arabo, firmata da Scola, in busta sigillata; la lettera è però stata messa in tasca senza venire neanche aperta.
“Non pretendo di intervenire durante la messa di Natale”. Successivamente Alberti ha intercettato il portavoce del CAIM Davide Piccardo poco prima della preghiera chiedendo di citare il messaggio di Scola ma, sempre secondo quanto pubblicato dal Corriere della Sera, la risposta del leader del Caim è stata: “Riceviamo tanti messaggi, non solo dalla Chiesa cattolica, ringraziamo l’arcivescovo ma è la nostra cerimonia religiosa, abbiamo invitato solo le istituzioni a parlare. Io del resto non pretendo di intervenire alla messa di Natale”. A queste parole si aggiungono quelle del vicepresidente GMI Ahmed Abdel Aziz: “Credo non sia opportuno né usuale fare gli auguri a una comunità religiosa sottolineando la necessità di isolare i violenti come è stato fatto da Scola, questo passaggio è stato percepito dai musulmani come un’accusa. I 100 mila cittadini musulmani di Milano che lavorano, studiano e si impegnano positivamente in questa società non sopportano più che la loro religione venga associata all’estremismo o alla violenza, ritengono che sia una mancanza di rispetto e a maggior ragione in un momento di festa per la propria comunità…”.
Le accuse a Scola e l’atteggiamento di sfida da parte di Piccardo e Abdel Aziz non sono però stati graditi da numerosi membri della vasta comunità islamica milanese, i quali avrebbero preferito un atteggiamento più pacifico, diplomatico e, secondo alcuni di loro, più in linea con il vero spirito islamico.
Contrasti interni e mancanza di rappresentatività. Poche ore dopo la fine delle festa Don Alberti ha ricevuto un’inaspettata e gradita visita da parte dell’imam tunisino Abdelfattah Mourou, chiamato a guidare la preghiera all’Arena e autore di un bel sermone dove ha tra l’altro invitato i fedeli musulmani ad entrare nella modernità, ad imparare l’italiano e ad essere cittadini, non stranieri. Mezz’ora di chiacchierata davanti a un tè e tutto si è chiarito. Da questi contrasti emerge, quindi, la difficoltà da parte di alcuni membri dell’attuale leadership islamica a mettere in atto la diplomazia necessaria per portare avanti nel migliore dei modi un dialogo inter-religioso che va avanti ormai da tempo. Questa volta ha provveduto con estrema saggezza l’imam Mourou a smorzare i toni, avvocato, uomo politico di grande esperienza e sicuramente abituato a un certo tipo di contesti, ma non ci si può aspettare che ci sia sempre qualcun altro a risolvere la situazione. Un altro aspetto evidente è la frammentazione all’interno di una comunità islamica che in più occasioni ha dimostrato di non sentirsi rappresentata da certe leadership che sembrano non comprendere le reali esigenze dei musulmani in Italia. Ciò porta ancora una volta a riflettere sulla difficoltà da parte delle istituzioni di trovare un interlocutore che possa considerarsi attendibile e rappresentativo dell’intera comunità islamica, questione complessa anche perché dopotutto l’Islam non è un blocco monolitico.
Vi è poi da chiedersi il motivo per cui il vicepresidente GMI si sia irritato così tanto per l’invito di Scola ad isolare i violenti, vedendo tale affermazione come un‘accusa ai musulmani. L’Islam è senza ombra di dubbio una religione di pace e non bisogna dimenticare che i musulmani stessi sono le prime vittime dell’estremismo.