Siria, è guerra tra sciiti e sunniti. E il conflitto varca i confini
Situazione sempre più drammatica in Siria: il paese è ormai nell’anarchia più completa, con più di 400 morti nelle ultime ore. Aleppo è stata nuovamente bombardata dalle truppe di Assad e i massacri di civili proseguono ininterrotti: l’ultimo a Daraya, una cittadina a sud-ovest di Damasco dove nella giornata di sabato sono stati rinvenuti più di 200 corpi.
Giustiziati dopo la riconquista. Secondo fonti dell’opposizione siriana le vittime sarebbero state giustiziate dai militari di Assad, i quali hanno riconquistato la città mettendo in fuga i ribelli. I corpi presentavano segni di colpi di arma da fuoco al petto e alla testa da distanza ravvicinata e sarebbero stati uccisi durante i rastrellamenti casa per casa. I militari siriani hanno utilizzato anche cecchini i quali hanno colpito a morte numerose persone tra cui una bambina di 8 anni, Asma Abu al-Laban, mentre era in auto con i genitori. Secondo la televisione di stato siriana Daraya sarebbe invece stata ripulita da pericolosi terroristi.
Un misterioso omicidio. Sempre nella giornata di sabato a Damasco è stato assassinato il capo dell’intelligence dell’aeronautica militare, Jamil Hassan, uno dei più stretti collaboratori di Bashir Assad. Secondo fonti di Al-Arabiya l’uomo sarebbe stato ucciso nel suo ufficio da un collaboratore segretamente legato alla resistenza.
La guerra varca il confine. Nel frattempo la situazione risulta preoccupante anche nel vicino Libano dove, dopo quattro giorni di violenti scontri che hanno causato una ventina di morti e centinaia di feriti, è stato imposto un coprifuoco durato però solamente 48 ore. Successivamente sono ripresi gli scontri tra fazioni sciite e sunnite nei dintorni della città di Tripoli e nelle ultime ore vi sono stati tre morti e una ventina di feriti; tra le vittime anche una guida spirituale salafita, un giornalista canadese e tre soldati libanesi.
Aumentano i rapimenti. Numerosi anche i sequestri di persona che hanno bersagliato musulmani sciiti e sunniti, l’ultimo dei quali ha coinvolto un cittadino del Kuwait nella valle della Beeka, da sempre roccaforte delle milizie sciite di Hizbullah. Inizialmente il sequestro era stato attribuito al clan sciita degli al-Meqdad, che hanno recentemente rivendicato altri sequestri di sunniti, circa una ventina, in risposta ad ennesimi episodi che hanno bersagliato fedeli sciiti in Siria, tra cui un membro del loro clan. Successivamente è però giunta la smentita da parte degli al-Mqdad, i quali hanno dichiarato di non avere nulla a che fare con il sequestro del kuwaitiano.
L’ennesimo scontro tra sciiti e sunniti. È sempre più chiaro ormai come la rivolta siriana si sia nel tempo trasformata in un conflitto privo di confini tra sciiti e sunniti, influenzato da paesi terzi, e che rischia di far precipitare nel baratro della guerra civile anche altri paesi dalla precaria stabilità politica e dalla sostanziale presenza delle due comunità, come Libano e Iraq. Dunque da una parte c’è l’Iran, sempre più isolato a causa degli esperimenti nucleari e osservato con preoccupazione non solo dall’Occidente ma dagli stessi paesi di stampo sunnita che non vedono di buon occhio un Iran troppo potente. Un Iran che cerca disperatamente di salvare il proprio alleato siriano, l’asse sciita e il proprio sbocco sul Mediterraneo. Dall’altro i paesi di stampo sunnita e wahabita come Egitto, Turchia, Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi che, appoggiando la rivolta, cercano in tutti i modi di incrementare la propria influenza su un territorio di enorme importanza strategica. Nemmeno l’odio anti-israeliano, lo storico collante che ha sempre messo in secondo piano le problematiche tra sciiti e sunniti, serve più a niente.
La rivolta siriana si è dunque trasformata in un grande “risiko” legato ad interessi economici e politici di altri paesi e come spesso accade chi ci va di mezzo è la popolazione civile, dilaniata dal peso degli interessi dei potenti.