Taranto paralizzata, "L'Ilva non può chiudere'' - Diritto di critica
Sindacati compatti ma contestati, Cobas all’assalto della piazza. Promesse dorate dal Ministro Clini, ma i soldi non si vedono ancora. Mentre la magistratura cerca di tenere il punto sul sequestro degli impianti, i lavoratori manifestano urlando “il lavoro non si tocca”. Anche se uccide.
Ci dicono che non è un conflitto tra capitale e lavoro, parole considerate ormai desuete e inutili. Ci dicono che l’ingegner Riva non ha tutte le colpe, che l‘Ilva di Taranto serve a tutti (la città, la Regione, il Paese), che la soluzione non può essere la chiusura. Eppure le polveri sottili sparse negli ultimi trent’anni dalle ciminiere dell’acciaieria hanno causato ben più di una tosse: nei quartieri più vicini la mortalità per cancro ai polmoni è 4 volte più alta che nel resto di Taranto. E lo sanno tutti, in città. Una signora sintetizza magistralmente: “meglio morire di cancro che di fame“. E forse ha pure ragione.
Però. Però quel che sta succedendo è complicato. I sindacati – Uilm, Cisl, Cigl con al fianco un insolito Landini (Fiom) pacificatore – sono compatti: non si può chiudere l’impianto. Ogni bonifica dovrà esser fatta a stabilimenti aperti, con operai al lavoro e buste paga consegnate. Sono gli stessi sindacati, accusano i Cobas, che hanno per anni avallato le scelte dell’azienda. Accuse lanciate da tre operai dell’Ilva, che ieri in Piazza della Vittoria hanno interrotto i comizi sindacali, urlato al megafono slogan da stadio sostenuti da duecento “duri e puri” e lanciato un fumogeno prima della carica della polizia. Un’incursione scontata, per la Polizia: “i Cobas si sono alleati agli ultras del Taranto Calcio, le facce son quelle dello stadio”.
Oggi i sindacati hanno riportato in strada, con due cortei, oltre 8mila operai. Lo sciopero continua, la magistratura medita in un Palazzo di Giustizia blindato dalla Polizia da ieri notte. Tra poco l’udienza che deciderà l’eventuale conferma del sequestro. Il Ministro Clini promette lo sblocco rapido dei fondi per la Bonifica dell’Ilva, circa 336 milioni di euro già decisi nel protocollo d’intesa del 26 luglio. Forse anche una parte dei 21 miliardi di euro del fondo Coesione e Sviluppo, come assicura il ministro alla coesione territoriale Barca. Ma è tutto da vedere. Da Lunedì si aprirà un tavolo tecnico sull’Ilva, per trasformare le dichiarazioni in piano d’azione. Vedremo se si farà a impianti chiusi e operai in rivolta, o a fabbrica aperta e tumori in corso.