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Diritto di critica | November 21, 2024

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Da Montepaschi a Unicredit l'estate rovente delle banche

Da Montepaschi a Unicredit l’estate rovente delle banche

A cinque giorni dallo sciopero nazionale, a Rocca Salimbeni l’aria è rovente. L’azienda apre al confronto, ma tra i sindacati serpeggia il rischio di spaccatura. In ballo, oltre ai 4600 esuberi e la chiusura di 400 filiali, anche il contratto nazionale, firmato da metà delle sigle un anno fa e b dal piano di riordino industriale di Profumo. Una bomba esplosa anche in Intesa San Paolo e Unicredit, a scuotere il mondo bancario italiano.

Lo sciopero nazionale ha funzionato, in termini di adesione: si calcola che il 90% delle filiali Montepaschi siano rimaste chiuse, venerdì 27 luglio, e che il resto abbia lavorato a regime ridotto per carenza di personale. Significa migliaia di lavoratori bancari che incrociano le braccia, a prescindere dalle sigle sindacali (la Fabi conta più iscritti, la Fisac Cgil in incerto posizionamento), e paralisi della banca. E si prepara per il 13 agosto una nuova giornata di ciopero. Stessa sorte all’Unicredit, che ha chiuso la maggior parte delle filiali in protesta contro il blocco delle quattordicesime e degli straordinari. Banca Intesa San Paolo aveva già fatto un primo giro di sciopero il 2 luglio, di fronte alla minacciata chiusura di 1000 filiali e alla rottura delle trattative con l’azienda.

L’esempio del MontepaschiIl piano di riordino dell’azienda, lanciato prima dall’Ad Fabrizio Viola e poi dal neo Presidente Alessandro Profumo, non si limita a razionalizzare le filiali, che dopo le acquisizioni “selvagge” degli ultimi anni hanno portato a 2 o 3 filiali del gruppo sulla stessa strada a Roma. Il problema vero sono gli esuberi imposti, prima per 1500 dipendenti, ora per 4600: una massa di lavoratori che non rientrano più nel Fondo bancario esuberi.

Ma è anche, e soprattutto, un problema di contratto. Il CCNL firmato dalla Fabi e dalle altre sigle, ad esclusione della Fisac Cgil, era fortemente peggiorativo già dall’inizio: prevedeva infatti un allungamento dell’orario possibile di lavoro in filiale fino alle 10 di sera e l’apertura continuata – con lo stesso orario – anche di sabato. Per non parlare dei compensi e dei trasferimenti. Ma tra le clausole, prevedeva l‘impossibilità, per l’azienda, di esternalizzare tronconi della filiera: il back-office, la gestione dei crediti, le attività supplementari, tutto doveva rimanere in capo a dipartimenti della Monte Paschi. Ora Profumo e Viola lanciano proprio mettere in sub-appalto gli uffici di inserimento e gestione dei dati, ovvero il “cuore” informatico e amministrativo dell’azienda.

 

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Comments

  1. Dannyboy

    Non risulta che la Fisac non abbia firmato il contratto nazionale, documentati meglio!