Sahel, i Paesi in cui la fame è ancora una piaga - Diritto di critica
Sahel, terra devastata. Terra in cui i drammi ambientali e climatici finisco per intrecciarsi con la violenta situazione politica e in cui l’obiettivo primario di ogni giornata, per la popolazione ormai allo stremo, è solo la sopravvivenza: la combinazione fatale di conflitti interni, raccolti scarsi e arrivo della stagione delle piogge con conseguente rischio di diffusione di malattie come il colera ha infatti creato nella zona una gravissima crisi alimentare, di cui stanno facendo quotidianamente le spese i 18, 7 milioni di abitanti della regione. A lanciare l’appello è Save the Children, che ha evidenziato in particolar modo la drammatica situazione in cui versa soprattutto il Mali, già ritenuto uno dei Paesi più poveri al mondo.
Crisi alimentare. Secondo l’associazione, infatti, nel solo Mali sarebbero 4,6 milioni le persone colpite da insicurezza alimentare e dalla crisi nutrizionale, di cui 700 mila bambini al di sotto dei 5 anni. Un numero a cui poi va sommato quello delle persone a rischio colera (1,5 milioni) e dei bambini che rischiano la malnutrizione acuta grave (più di un milione) e che sembra destinato a crescere qualora non venissero messi in campo dai Governi interessati dei seri provvedimenti: eppure, denuncia l’associazione, la crisi «avrebbe potuto essere prevenuta e i suoi effetti sono stati ampiamente sottostimati in alcuni Paesi». Il Mali la crisi alimentare sarebbe stata provocata da una carenza di produzione imputabile ad un cattivo raccolto a causa delle piogge irregolari della scorsa stagione: a portarne le conseguenze più pesanti in termini nutrizionali è stata la parte settentrionale del Paese – già devastata dal conflitto armato iniziato a seguito del golpe con cui la giunta militare lo scorso 22 marzo ha rovesciato il Presidente Amadou Toumani Tourè – dove hanno inciso in modo significativo anche la debolezza infrastrutturale del sistema viario, l’incertezza dei mercati e la mancanza di denaro, che impedisce alle popolazioni di avviare qualsiasi tipo di attività economica e ottenere i rifornimenti necessari di cibo. La carenza di cibo ha inoltre fatto sì che i prezzi dei generi alimentari di base crescessero a dismisura in tutto il Paese (+ 116% rispetto al 2011), rendendo ancora più difficoltoso l’accesso all’alimentazione per gran parte della popolazione maliana.
Mali, Paese di povertà e conflitti. Il tutto va a sommarsi ad una situazione sociale e politica non certo rosea: il Mali si colloca al 175° posto su 187 Paesi per Indice di Sviluppo Umano nel 2011. Più della metà degli abitanti dispone di meno del 40% del fabbisogno alimentare giornaliero e vive al di sotto della soglia di povertà, con meno di 1,25 dollari al giorno, e il Paese ha i più alti tassi di mortalità infantile e materna, malattie e malnutrizione della maggior parte degli altri Stati dell’Africa sub-sahariana. Numeri impressionanti, se si considera che i due terzi della popolazione totale è al di sotto dei 25 anni e «un bambino su cinque – sottolinea Save the Children – non vive abbastanza per vedere il suo quinto compleanno». Il colpo di stato e l’attuale conflitto armato in corso nella parte settentrionale del Paese, inoltre, avrebbero ulteriormente aggravato lo scenario, sottoponendo i 2,4 milioni di persone che vivono nelle aree in guerra anche a stupri, violenze, abusi e arruolamenti forzati. A confermare le stime è anche Human Right Watch. «Si stima siano circa 160 mila i maliani che si stanno spostando internamente – ha affermato ancora Save the Children – e 198.800 i rifugiati che hanno lasciato il Paese per raggiungere la Mauritania, il Burkina Faso e il Niger».