Carceri, tra suicidi e “casi da accertare”
Dall’inizio dell’anno sono morti in carcere 87 detenuti di cui 31 sono stati i “suicidi” e 24 i “casi da accertare”. Gli altri decessi sono stati causati ufficialmente da malattie e overdose. Un caso , quello di Cristria Pop Virgil (28 anni), per sciopero della fame nel penitenziario di Lecce.
L’età dei reclusi deceduti varia dai 19 anni (Mathluti Jamil morto nel penitenziario di Verona il 29 maggio 2012 ) ai 65 (Saverese Giovanni morto nel carcere di Regina Coeli il 25 febbraio 2012). Se analizziamo unicamente i detenuti suicidi e i casi da accertare, l’età si abbassa considerevolmente. Il suicida più giovane è Alessandro Gallelli (21 anni), morto il 18 febbraio nel carcere San Vittore di Milano; il più anziano è Giuseppe Cobianchi (58 anni), morto nel carcere Opera di Milano. L’età media dei detenuti suicidi è di 37,7 anni. Quasi tutti giovanissimi.
Secondo dati statistici raccolti quotidianamente e pubblicati da “Ristretti Orizzonti”, dal 2000 al 2012, 723 sono i detenuti ufficialmente morti suicidi. E, sempre negli ultimi anni, i tentati suicidi sono stati 14.840 mentre gli autolesionismi oltrepassano i 100mila casi. Un suicidio su tre avviene nelle celle di isolamento, dove regna il silenzio e la solitudine.
L’ultimo è avvenuto la settimana scorsa. Angelo Ferrara (41 anni) si è impiccato con i lacci delle scarpe nella Casa di reclusione di Carinola, nel casertano. Il “pentito” di camorra è stato trovato dagli agenti della Polizia penitenziaria a terra, senza vita, coi lacci stretti intorno al collo. Le dichiarazioni di Ferrara, nel 2008, avevano portato alla condanna di numerosi esponenti della camorra napoletana, in particolare del clan Moccia di Afragola (Na).
Il carcere dove si è registrato il maggior numeri di suicidi quest’anno è Teramo. Ben tre persone si sono tolte la vita nel penitenziario teramano: Tereke Lema Alefech, il 29 giugno; Mauro Pagliaro, il 28 giugno e Gianfranco Farina il 2 febbraio. Forse il motivo possiamo cercarlo all’interno delle celle: l’istituto di Teramo può ospitare fino a 270 posti, ad oggi ci sono 430 reclusi ammassati nelle gabbie. Quando ci si ritrova con una corda al collo un motivo c’è. L’ha fatto “volontariamente” o è stato architettato ed eseguito da altre mani, non c’è differenza nella ricerca della verità. C’è sempre una vita che scappa via per colpa di qualcuno ed è doveroso che lo Stato indaghi fino in fondo.
I familiari delle vittime pretendono chiarezza. Hanno bisogno di sapere cosa succede nelle carceri italiane, perché i loro cari hanno deciso di impiccarsi: cosa significano questi “casi da accertare”. Pretendono legittimamente di andare più a fondo nelle indagini e di non restare in superficie dando la sentenza più sbrigativa: “Era un tossico”. Anche i “cattivi ragazzi” hanno diritto a una verità.
I CASI DA ACCERTARE
Troppi detenuti morti in prigione restano per anni con l’etichetta di “cause da accertare” per poi passare in archiviazione. Questo marchio, indica tutti i casi nei quali viene aperta un’inchiesta giudiziaria. Come la morte di Stefano Cucchi. Il ragazzo romano, arrestato il 15 ottobre 2009, che trascorse la notte in caserma e il giorno dopo con un processo per direttissima, il giudice dichiarava l’arresto in attesa dell’udienza successiva. I familiari del giovane riceveranno all’improvviso, dai carabinieri, la triste notizia della morte del ragazzo. Una morte in carcere, un “caso da accertare”.
La sua vicenda ha avuto l’effetto di scoperchiare la pentola delle morti “strane” in carcere. Questa etichetta, per molti odora di beffa, di archiviazione. Da Cucchi, possiamo tornare indietro (e anche in avanti) per renderci conto che in questi dieci anni le morti “strane” non hanno mai avuto una verità. Spesso ci sono immagini che parlano da sole: morti per “infarto” con la testa spaccata, per “suicidio” con ematomi e contusioni in varie parti del corpo. Quello che non è possibile vedere, ma a volte emerge dalle perizie mediche, sono costole spezzate, milze e fegati spappolati, lesioni ed emorragie interne.
Ad alzare la testa sono proprio le famiglie dei deceduti, costrette a travestirsi da investigatori. Per dare prove più credibili e conferme alle proprie verità sulle morti “insolite”, trascorrono ore, giorni e mesi a indagare in prima persona. Cercano foto, documenti e perizie mediche per dimostrare la carenza delle versioni ufficiali. Economicamente e psicologicamente spesso è una vera e propria tragedia portare avanti queste battaglie. Nervi saldi e un robusto patrimonio economico è quello che ci vuole. Ma non tutti possono permetterselo. Nonostante tutto, con sacrifici e debiti insormontabili, vogliono arrivare ad una verità non superficiale.
Questo è l’elenco delle vittime del carcere classificate come “casi da accertare” dal 1 gennaio 2012 al 16 luglio 2012. Molti di loro probabilmente non avranno mai una verità.
GRILLO SANDRO (28 anni – OPG Barcellona – Me)
TAVOLA ALDO (30 anni – Castrovillari – Cs)
CONVERSO GIANPIERO (49 anni Busto Arsizio – Va)
GRIECO NICOLA (41 anni Sulmona)
DEL MONACO GIUSEPPE (33 anni Parma)
MATHLUTI JAMIL (19 anni Verona)
GUADALAXARA FABRIZIO (28 anni Latina)
VALENTE MICHELE (28 anni Foggia)
BENVENUTI ALESSANDRO (43 anni Perugia)
CAIAZZA ANTONIO (33 anni Roma)
GUERRACINO GIUSEPPINA (46 anni Taranto)
SENZA NOME (40 anni Genova)
DAL ZOT ATTILIO (45 ANNI Genova)
CHABAN RAMI (26 anni Firenze – Questura)
SENZA NOME (43 anni -Opg Reggio Emilia)
DE ROSA MARCO (39 anni Bologna)
DE PAOLA TIZIANO (30 anni Roma)
MONACO LUIGI (40 anni Campobasso)
A.K. (23 anni Genova)
UKE CHIDI (33 anni Torino)
PARODI FABIO (27 anni Imperia)
MORTILLO SALVATORE (33 anni Napoli)
EL MUSTAFA SKAHIRI (43 anni Palermo)
DURANTE GREGORIO (34 anni Trani – Ba)