Siria, le due facce di Assad: stragi e shopping - Diritto di critica
Oltre 300mila sterline di acquisti per la moglie di Assad, in visita a Londra. Intanto gli Osservatori Onu confermano 88 vittime del bombardamento dell’esercito regolare sulla città di Tremseh, con “scuole bruciate e schizzi di sangue ovunque”. Oggi si combatte ad Aleppo, presi di mira anche i reporter (forse dallo stesso Regime di Damasco): ma tutto questo la First Lady non lo sa. Le vie di Londra, intorno a lei, sono tranquille.
La notizia è scandalistica, ma per questo rende bene l’orrore della situazione. In viaggio nella capitale del Regno Unito e delle Principesse, Asma Assad non perde il sonno per gli scontri e i bombardamenti che si svolgono nel suo Paese. La “Rosa del Deserto” compra e spende spensieratamente, dimenticando con nonchalanche gli 88 morti di Tremseh, i 108 di Houla (del 24 giugno) e le stime di oltre 16mila vittime in un anno di guerra civile. Ha altro a cui pensare: l’arredamento della residenza estiva degli Assad a 200 chilometri da Damasco.
Fuor di gossip, la situazione siriana sta peggiorando. Gli attacchi del regime di Assad sono sempre più frequenti e metodici. Dopo un attentato – a volte rivendicato, altre volte attribuito comodamente ai “terroristi islamisti” – la violenza si scarica su una città ribelle, battendola per giorni con tank, elicotteri e mortai. Il Caso di Daraa è emblematico. Nella città siriana, il 20 giugno, un razzo Rpg ha colpito un’auto della scorta di due reporter italiani dell’Agenzia AdnKronos. Le perizie degli esperti militari italiani – gli unici ad esprimersi, dato il no-comment delle autorità di Damasco – definiscono l’operazione “ambigua”: non appena l’auto è esplosa, sono comparse decine di soldati regolari, senza copertura e senza protezioni. Un intervento definito dagli esperti militari italiani “o molto stupido o sinistramente consapevole”, come se i soldati sapessero che non v’era più pericolo e che gli attentatori non avrebbero sparato loro addosso. Naturalmente, anche la caccia all’uomo non ha portato risultati. Ma meno di 4 giorni dopo, Houla è stata bombardata, per vendetta.
L’occidente immobile. L’Onu continua a non ottenere nulla: l’unico impegno viene dalla Cina, due giorni fa, e assicura che Pechino “leggerà con attenzione il piano proposto dall’Onu”. Prima scherzava, evidentemente. Lo stesso la Russia, che riceve i dissidenti siriani, ma antepone ad ogni risoluzione internazionale il “consenso di Assad” – come se una delle parti in guerra, quella più potente, volesse mai avere in casa truppe straniere per sedare la rivolta. L’Europa non è meno colpevole: Terzi continua ad invocare inutilmente misure drastiche e “muscolari”, il tedesco Westerwelle dice che “così non si può continuare, la violenza genera violenza”. Bella scoperta. E poi?
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