Parigi frena la Tav: ''Più soldi da Bruxelles o stop ai lavori'' - Diritto di critica
Hollande non è Sarkozy, e all’orgoglio revanscista preferisce i conti in ordine. Per questo filtra da Parigi la notizia di una “esitazione” dell’Eliseo sul progetto Torino-Lione. Costi troppo alti, per un budget troppo limitato – e prospettive modeste, si dice. In Italia il rumor fa scalpore, ma Parigi non è dalla parte della Val Susa: vuol solo più soldi da Bruxelles.
“Noi lo ripetiamo da anni”. I No Tav della Val di Susa, della Liguria e di mezza Italia hanno ragione: le parole pubblicate da fonte anonima su Le Figaro ricordano da vicino le argomentazioni anti-treno veloce dei nostri manifestanti. Fiumi di ironia sul web – “Occhio amici francesi, che la Polizia manganella pure voi” oppure “La Tav costa troppo? Qui c’è gente sotto processo perchè sostiene lo stesso”. Ma l’illusione è debole. L’ambasciatore francese a Roma assicura che “gli impegni presi verranno mantenuti“. Il discorso di Parigi non è fare o non fare questa tratta ferroviaria ipercostosa e dubbia: ma a quale costo e con soldi di chi.
Tempi duri per l’Eliseo. Hollande ha ereditato una Francia più debole e tassata di Sarkozy. Le guerre estere – Iraq, Libia, Afghanistan – come anche i piani di sostegno al comparto finanziario hanno assottigliato il budget e alzato le imposte. Per i lavori “preparatori”, sono già stati costruiti tre tunnel, con un costo di 450 milioni di euro per gli amici francesi. A questi si aggiungono altri 8,7 miliardi di euro previsti per ultimare la tratta internazionale della Torino-Lione, anche riducendo al minimo i costi. L’Unione europea ha assicurato che finanzierà un terzo delle spese, pari a 3,3 miliardi di euro, ma per Hollande è troppo poco: vuole almeno 4,5 miliardi, dividendo i costi “50 e 50”. Li avrà? Fino alla risposta della Ue, tutto resterà fermo.
Piccola nota. Alla fine di questi lavori “low cost” da quasi 9 miliardi di euro, non avremo treni veloci che viaggiano da Torino a Lione in mezz’ora. Avremo un tunnel base con una galleria da 15 chilometri: il resto dei lavori è già stato rinviato a dopo il 2030. Almeno altri 15 anni (più probabilmente venti-venticinque) di trasporti merci sulla linea storica “ormai inadatta e troppo lenta”. Sarà. Ma un treno che arranca sulle montagne arriva, uno che cerca di forare la montagna e passar sotto impiega un trentennio solo a partire.