Bunga bunga: i magistrati rinunciano a sentire Ruby. Processo a rischio flop - Diritto di critica
Da lei tutto ha avuto inizio eppure proprio lei non sarà sentita dai magistrati che stanno portando avanti il caso Ruby. Kharima el Marough, infatti, non sarà ascoltata in aula nell’ambito del processo sul “bungabunga” (ma non solo), a carico di Silvio Berlusconi. E l’impressione è che i pubblici ministeri temano le dichiarazioni della giovane marocchina (nel nostro ordinamento la prova si forma durante il processo, non durante le indagini!), teste da sempre poco affidabile, che ha cambiato versione più volte in poco tempo. Interrogata due anni fa, Ruby ha sempre cambiato versione, sia sulle cifre ricevute dall’ex premier (5.000 euro provati, 187mila messi a verbale) sia sulle presunte prestazioni durante un non meglio specificato “bunga bunga” (erano semplici balli o qualcosa di più spinto in cui veniva coinvolto il presidente Berlusconi?). Nonostante il chiacchiericcio mediatico, è ancora difficile appurarlo.
E in tempi non sospetti, mentre tutti gridavano allo scandalo per il Bunga bunga, Diritto di Critica avanzò dubbi sulle indagini, punti interrogativi ancora attualissimi. Difficile, infatti, dimostrare che Berlusconi sapesse della minore età della ragazza, come quasi impossibile – a meno di testimonianze univoche o fotografie – provare che l’ex premier abbia avuto rapporti con Ruby con la consapevolezza che fosse minorenne. Numerosi testimoni, infatti, hanno riferito che la ragazza diceva spesso di avere tra i 20 e i 24 anni. Un’inchiesta e un processo, dunque, che rischiano di naufragare perché basati su assunti d’indagine di difficilissima – se non impossibile – dimostrazione. Tanto che adesso salta anche la testimonianza cardine, quella da cui sono scaturite tutte le indagini: Rubyrubacuori non sarà in aula e non verrà ascoltata.
Ma a non sedere sul banco dei testimoni sarà anche un altro teste cardine cui i pubblici ministeri hanno deciso di rinunciare: il giudice per i minori, Anna Maria Fiorillo, la stessa che – al momento del fermo di Ruby – ordinò al commissario di Polizia, dottoressa Iafrate, di non affidarla ad alcun privato (Kharima venne invece presa in carico da Nicole Minetti). La Fiorillo non è stata sentita né dalla difesa né dall’accusa.
Il processo, dunque, è a rischio per diversi fattori, punti deboli che erano tali già in partenza ma di cui – con tutta la baraonda mediatica dei mesi scorsi – nessuno si è reso conto. Forse nemmeno i pubblici ministeri.