‘‘Come te nessuno mai’’, la Spagna campione è la squadra più forte di tutti i tempi?
Percorso netto, nessuna sconfitta dopo la disfatta con la Francia al Mondiale del 2006, dieci partite consecutive che hanno portato la Spagna a conquistare, rispettivamente un Campionato europeo nel 2008, una Coppa del Mondo nel 2010 in Sudafrica (prima nazionale europea a trionfare lontano dal Vecchio Continente) e, nuovamente, il torneo continentale per nazioni più importante in Ucraina e Polonia. E proprio la facilità con la quale ha liquidato l’Italia (4-0, massimo scarto in una finale europea) ha portato alle luci della ribalta una squadra che sembra non conoscere la parola declino. Un solo gol subito, nell’ultimo Europeo e proprio dall’Italia durante il girone eliminatorio, evidenzia uno strapotere tecnico e tattico con pochi eguali nella storia del calcio.
E pensare che molti avevano messo in dubbio le ultime performance della “Roja”, dopo le partite non convincenti con Croazia e Portogallo, prima di constatare la grandezza di una squadra che per la prima volta nella storia ha conquistato tre competizioni consecutivamente. Confrontando le squadre del passato, vengono esempi del calibro dei “forti magiari dell’Ungheria”, una squadra allestita sulla classe madrilena di Ferenc Puskas. Fu proprio l’Ungheria, nel 1953 a Wembley, a infliggere una pesante sconfitta ai padroni di casa per 6-3. Non sono pochi a pensare che quella squadra avrebbe dovuto vincere la Coppa del Mondo l’anno successivo, nel 1954, torneo conquistato dalla Germania Ovest che si impose 3-2 nella finale di Berna. Due anni prima, Puskas e compagni avevano vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Helsinki battendo in finale la Jugoslavia per 2-0. Nel 1953, l’Ungheria si aggiudicò anche la “Coppa Internazionale”, antesignana dell’Europeo.
Il Brasile di un Pelè 17enne, che nella finale di Coppa del Mondo nel 1958 segnò due gol nella vittoria contro la Svezia per 5-2, è entrato negli annali del calcio e i filmati in bianco e nero sembrano non rendergli, evidentemente, giustizia. Rispetto alla squadra del 1970, il Brasile campione nel 1962 era una squadra che incarnava alla perfezione la fase d’attacco e di difesa. Nel 1958 non subì gol fino alla semifinale. L’anno seguente, nel 1959, solo un macroscopico errore arbitrale in finale contro l’ “odiata” Argentina non permise ai neo campioni del mondo di assicurarsi anche la Coppa America. Una squadra che faceva dei terzini un’arma per attaccare gli avversari, che impiegava personale proveniente dalle più disparate occupazioni, come dottori, medici sportivi, dentisti e psicologi sportivi.
Gli anni ’70 fu una decade stellare per il calcio. Oltre alla squadra campione del mondo del Brasile in Messico nel 1970, nel 1972 è seguito il team inaffondabile della Germania Ovest, prima vittorioso ai Campionati europei e poi ai mondiali in casa del 1974. Molti pensavano che il “calcio totale” di Rinus Michels e Johan Cruyff potesse avere la meglio sui tedeschi, ma gli olandesi dovettero accontentarsi due secondi posti consecutivi proprio al mondiale del 1974 e a quello seguente del 1978. L’Olanda dovette aspettare dieci anni, nell’edizione del 1988 proprio in suolo tedesco, per conquistare il titolo continentale contro l’Unione Sovietica.
Gli ultimi 25 anni hanno consacrato allo sport e alla storia team importanti come l’Argentina di Kempes nel 1978 e Maradona nel 1986 e 1990. In mezzo, la classe e la fantasia del Brasile 1982, campioni del calibro di Socrates, Zico e Falcao, e l’Italia di Bearzot, che proprio ai Mondiali di Spagna espresse il proprio potenziale per intero. Come dimenticare, poi, la versatile e multiculturale nazionale francese di Zidane, capace di aggiudicarsi il mondiale nel 1998 e l’Europeo nel 2000, quest’ultimo al termine di una finale epocale contro l’Italia allenata da Dino Zoff. Citate queste squadre stellari, la Spagna può essere considerata la più forte? I dubbi potrebbero essere dissipati se gli iberici vincessero i prossimi mondiali in Brasile nel 2014. Sono già partite le scommesse.