Dopo il sogno, lacrime azzurre. La Spagna trionfa
Esausti e sconfitti. Niente golden gol, come nel 2000 a Rotterdam. Niente calci di rigore come a Pasadena nell’ormai lontano 1994. Questa volta l’Italia esce perdente sul campo, e la ferita brucia meno. Dopo un campionato fantastico, di energie ce ne erano davvero poche. Così la Spagna ha vinto. Un 4 a 0 che scotta, umilia, soprattutto dopo le precedenti vittorie azzurre. Ma questo è il calcio e la Spagna è stata realmente superiore. E talvolta si aggiunge la sfortuna che si accanisce soprattutto quando sei in difficoltà.
Se manca la forma fisica… L’Italia termina un europeo da sogno con la schiena spezzata, ma con la consapevolezza di essere squadra. Certo, con la Spagna di ieri sera c’era poco da fare. Ma c’è tempo per crescere ed inserire elementi tecnicamente migliori. A questa Italia è mancato – come si dice – il tasso tecnico di fronte alle furie rosse di Del Bosque. Ma è mancata anche la forma fisica. Chiellini e Abate, ma anche Cassano, Montolivo, Marchisio e lo stesso De Rossi. Le loro pile erano scariche. E per fortuna che lo staff medico si affida ad un computer per valutare la condizione fisica dei “ragazzi”. In campo è entrato un Chiellini che si era stirato solo sette giorni prima contro l’Inghilterra. Eppure in panchina c’era Angelo Ogbonna che non ha mai giocato in tutto il torneo. Forze fresche ma inesperte. E Diamanti e Nocerino al posto di Marchisio e Montolivo? Forse, con il senno di poi, valeva la pena di rischiare e stravolgere la squadra. Anche perché il computer ha dimostrato di essere tutt’altro che perfetto. E se in parte la “sfiga” si è accanita su questa squadra, non è normale vedere Chiellini uscire dopo 30 minuti o Thiago Motta piangere di dolore dopo solo 5 minuti di sgambettata.
Dal calendario “corto” alla Timoshenko, un campionato di polemiche. Insomma, con la sconfitta dell’Italia e il trionfo spagnolo si chiudono i campionati europei. Non senza polemiche, fuori e dentro dal campo. Se sta volta gli arbitri sono stati quasi perfetti – anche grazie all’ausilio dei giudici di porta –, a lasciare a desiderare è stata l’organizzazione. Prima le difficoltà nel contenere le tifoserie violente di Russia e Croazia, poi i campi da gioco in pessime condizioni. E sul finire un calendario disastroso. L’Italia gioca domenica 24 contro l’Inghilterra e poi giovedì 28 contro una Germania che aveva avuto ben due giorni in più di riposo, avendo giocato il proprio quarto di finale venerdì 22. Inoltre, per esigenze televisive le due semifinali si giocano in due giorni: Spagna-Portogallo il 27 e Italia-Germania il 28. Dopo soli tre giorni l’Italia si ritrova in campo per giocare la finale. Ma le polemiche hanno riguardato anche aspetti che con il calcio giocato hanno poco a che vedere: la soppressione di migliaia di cani randagi durante l’organizzazione del campionato e la vicenda dell’ex premier ucraino Iulia Timoshenko. “Ho colto l’occasione del breve colloquio di circostanza con il presidente ucraino per sottolineare quanto l’Italia, la Spagna e l’Ue tengano ai progressi nel campo del rispetto dei diritti umani”, ha spiegato Monti ai microfoni di Rai Sport al termine della partita. “Non c’erano ragioni per non venire a Kiev a sostenere la nostra grande squadra ma questa è stata un’occasione per richiamare l’Ucraina a questo dovere di civiltà europea”.
La partita più importante. E tra “pile scariche” e “civiltà europee” si chiude l’europeo che spesso – anche impropriamente – ha acquisito un significato che va oltre il solo gioco del pallone. Così è divenuto il luogo metafisico dove i Pigs hanno potuto riscattare – se così si può dire – l’onore della propria nazione, contro la Germania della “cattiva maestra” Angela Merkel. C’ha provato la Grecia, ma senza successo. C’è riuscita l’Italia. Così si è giunti ad una partita che in molti hanno ribattezzato “la finale dello spread”. Corollario di festa e lacrime al vero successo: quello italo-spagnolo di Monti e Rajoy al vertice del 28 giugno. Scudo anti-spread attraverso un fondo salva-Stati senza l’onere da parte del paese in difficoltà di subire una politica lacrime e sangue come quella imposta alla Grecia. Insomma, questa mattina, dopo un’abbuffata di partite che in Italia, Spagna, Portogallo e Grecia ha davvero portato una ventata di spensieratezza e gioia, si torna alla realtà, ma con più speranza. La speranza di vincere la partita più importante.