Marocco, alla riscoperta del fondamentalismo islamico
Mentre il mondo osserva attentamente le prime elezioni democratiche in Egitto ed i preoccupanti assalti salafiti in Tunisia, quasi nessuno sembra accorgersi di quanto sta accadendo in un altro paese del Nord Africa, un paese spesso ritenuto il più moderno e occidentalizzato, ovvero il Marocco. Un paese che nonostante sia sempre stato musulmano, non ha mai sentito l’esigenza di mescolare politica e religione, ma che negli ultimi mesi è in preda a una spaccatura interna tra tradizionalisti religiosi e sostenitori del modernismo.
Il Marocco è un paese dalle mille contraddizioni: a Casablanca è possibile trovare la terza moschea più grande del mondo accanto a numerosissimi night club, discoteche e locali su spiagge private dove le ragazze marocchine sono libere di girare in bikini e di bere alcool, teoricamente vietato dalla legge, ma in pratica servito in quasi tutti i locali e disponibile in molti supermercati.
Un paese che ospita la casa madre di una delle più note confraternite sufi, la Zawiyya Tijani di Fez, ma che nel contempo organizza concerti con cantanti del calibro di Shakira, Evanescence ed Elton John. Il prossimo 1° luglio attraccherà addirittura nel porto di Casablanca la prima crociera gay.
Qualcosa sta cambiando. Da quando il partito islamista PJD è andato al governo alcune cose sono però cambiate e molti cittadini marocchini si sono resi conto che la scelta elettorale potrebbe non essere stata delle più felici. Molti marocchini dichiarano di non essere andati a votare e ciò è confermato dalla percentuale degli aventi diritto recatisi alle urne, pari al 45%, altri sostengono che la vittoria del PJD è la conseguenza di un voto di protesta legato alle già difficili condizioni economiche ed occupazionali di un paese che in aggiunta sta subendo gli effetti della crisi economica mondiale. Condizioni che non hanno subito significanti miglioramenti nei mesi successivi all’instaurarsi del nuovo governo, come dimostra anche l’imponente manifestazione contro l’esecutivo Benkirane tenutasi a Casablanca lo scorso maggio.
È il momento della morale. È evidente che nonostante l’elettorato chieda a gran voce occupazione e miglioramento economico, il nuovo governo ha pensato bene che le priorità fossero ben altre, come ad esempio vietare spot televisivi sulla lotteria, in quanto il gioco d’azzardo è contrario alla morale islamica; chiudere il primo sexy shop legalmente autorizzato a Casablanca, lasciando che quelli illegali ovviamente continuino la loro attività; a ciò si aggiunga la trasformazione di tutte le spiagge private in pubbliche, con chiusura nel mese di Ramadan e un probabile tentativo di dubbia riuscita di vietare le bevande alcoliche sul territorio nazionale.
Turismo e Elton John nel mirino. Il nuovo governo ha poi pensato bene di proporre una riduzione del budget dell’Ufficio Nazionale Marocchino del Turismo e, secondo alcune fonti, il Ministro della Giustizia Mustafa Ramid avrebbe anche duramente criticato il turismo in quanto “lontano dalla via di Dio”. Lo stesso Ramid che nel 2010 chiese al governo di non far esibire Elton John in quanto omosessuale. Considerato che il turismo è da sempre una risorsa fondamentale del Marocco, la proposta desta molte perplessità.
Via il francese, sì all’arabo. Altra misura di indubbia importanza è stata la sostituzione del telegiornale in lingua francese delle 21 con quello in arabo, questo come parte del programma per ripristinare la centralità della lingua araba, la quale secondo gli islamisti sarebbe stata posta in secondo piano. Ciò ricorda molto le riforme degli anni Settanta, quando vi fu un’arabizzazione del sistema educativo, secondo alcuni attuato nel tentativo di tenere gli studenti lontani da certi testi di autori ritenuti “pericolosi”come Marx, Weber, Freud e Nietsche, i quali vennero sostituiti con testi di matrice islamica. Riforma dalle conseguenze disastrose in quanto i più abbienti ebbero la possibilità di iscriversi a scuole private dove si poteva studiare approfonditamente l’inglese e il francese, mentre il resto della popolazione fu costretta a fare affidamento sulle scuole pubbliche dove veniva studiato l’arabo in modo approfondito e solo superficialmente il francese. Ovviamente tutto ciò si ripercuote tutt’oggi sul mondo del lavoro in quanto solo coloro che escono dagli istituti privati riescono poi ad inserirsi stabilmente nel mondo del lavoro.
Cittadini di serie A e cittadini di serie B. Cosa accade ai restanti cittadini marocchini che non hanno la possibilità di studiare? Per molti di loro le prospettive non sono delle migliori, ma in compenso diventano ottimi obiettivi per quei predicatori estremisti senza scrupoli che sfruttano il senso di frustrazione di queste persone al fine di creare nuovi entusiasti adepti pronti a tutto.
Corruzione, crisi economica e disoccupazione non si risolvono certo con sterili misure restrittive di stampo teocratico, ma con interventi razionali e mirati da parte di autorità competenti e questo la stragrande maggioranza dei cittadini marocchini lo sa bene, bisogna solo sperare che anche certi ministri se ne rendano conto in tempo, prima che i danni diventino irreparabili.