Nel Messico senza speranza, dove la polizia è collusa con i narcos - Diritto di critica
Un video diffuso qualche giorno fa, ma risalente al gennaio scorso: un gruppo di poliziotti entra nel cuore della notte in un hotel di Lagos de Moreno, località messicana dell’estremo nord est, nello stato di Jalisco. Passano alcuni minuti e all’uscita dall’albergo con loro anche tre uomini ammanettati. Gli stessi uomini che pochi giorni dopo verranno trovati morti, prima picchiati e poi soffocati. L’inchiesta condotta dalla procura locale ha portato all’arresto dei poliziotti comparsi nel video.
Un episodio che conferma i legami indissolubili tra narcos e polizia. Legami ambigui, fatti di scontri armati, di uccisioni, ricatti, ma anche di collaborazioni: interi reparti che spalleggiano i cartelli della droga, contribuendo a rendere sempre più difficile la lotta alla criminalità organizzata.
Il presidente uscente Felipe Calderon ha tentato di affrontare il problema impiegando l’esercito nella guerra alle bande e evitando così l’intervento della polizia. Anche i militari tuttavia non possono essere considerati completamente estranei alle penetrazioni criminali: proprio di recente quattro generali sono finiti sotto inchiesta per presunti legame con i narcos locali.
La storia si ripete e non trova conclusione. Il Messico dei cartelli della droga continua a contare le sue vittime (55mila dal 2006): non esistono buoni e cattivi, colpevoli e immacolati. I civili non conoscono eroi a cui affidarsi, divise in cui credere. È il dramma di un paese senza difese.