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Diritto di critica | November 19, 2024

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Le ‘‘suore ribelli’’, l’ordine ecclesiastico statunitense che imbarazza il Vaticano - Diritto di critica

Le ‘‘suore ribelli’’, l’ordine ecclesiastico statunitense che imbarazza il Vaticano

Atteso come una resa dei conti, in realtà il meeting tra i vertici della “Leadership Conference of Women Religious” e la Santa Sede, non ha portato i risultati sperati. Papa Benedetto XVI, tre giorni fa, ha incontro le “suore ribelli” nella Cattedrale di Milano in quello che è stato definito, in ambienti vaticani, un incontro all’insegna della “cordialità e dell’apertura”. Il movimento delle suore, che rappresenta l’80% delle monache cattoliche negli Stati Uniti, ha colto l’occasione per esprimere le “proprie preoccupazioni” direttamente ai funzionari della Congregazione per la Dottrina della Fede, l’organismo della Curia Romana incaricato di vigilare sulla purezza e la dottrina della Chiesa cattolica (al cui vertice ora risiede il cardinale americano William Levada).

Il Vaticano ha accusato le suore di aver più volte deviato dalla linea politica ufficiale della Chiesa. Il braccio di ferro tra la Santa Sede e le monache americane prosegue dal Concilio Vaticano II (1962), quando furono istituite una serie di riforme e liberalizzazioni rivolte agli ordini religiosi, comprese le suore. Negli anni seguenti, molti organizzazioni ecclesiastiche permisero ai loro membri di abbandonare le antiche tradizioni risalenti al Medioevo, iniziando a lavorare al di fuori delle istituzioni religiose, come scuole e ospedali. Sempre più, le suore iniziare a frequentare movimenti sociali, unendo le battaglie per i diritti civili alla creazione di spazi per i malati di Aids e lanciando campagne contro la povertà. “Improvvisamente la situazione cambiò – ha detto al Time Kenneth Briggs, autore del libro “Double Crossed” –, e le suore iniziarono a decidere da sole cosa fare. Presso la Santa Sede, però, non furono pochi i motivi di nervosismo”.

Per il Vaticano, infatti, la risoluzione del caso delle suore ribelli rappresenta più di una sfida delicata. Negli Stati Uniti, non sono poche le monache che si trovano politicamente sul lato opposto rispetto alla gerarchia ecclesiastica, per esempio, a proposito del dibattito sull’assistenza sanitaria. Molte suore sono a favore, infatti, della riforma sanitaria del presidente Barack Obama. Anche se le monache non assumono una posizione formale, all’interno della struttura ecclesiastica del Vaticano, come per esempio sacerdoti e laici, esse rappresentano comunque una parte importante del volto pubblico e popolare della chiesa. E visto che i loro ordini non ricevono molti finanziamenti dalla Santa Sede, oltre alla condanna teologica, i vertici ecclesiastici possono far ben poco in termini di pressione politica. In discussione non c’è solo il ruolo che le suore dovrebbero avere all’interno di un dialogo costruttivo con la Chiesa, ma anche le direttive di papa Bendetto XVI secondo un percorso che prevede il ritorno verso la tradizione del cattolicesimo.

Negli ultimi mesi, il conflitto tra le parti si è intensificato. Nel marzo scorso, un’associazione di vescovi americani ha criticato apertamente un libro di suor Elizabeth Johnson, che ha esplorato l’idea di un Dio, considerata secondo un’ottica femminista, nera e ispanica, da un punto di vista interreligioso ed ecologico. La scorsa settimana, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha condannato un libro di un’altra suora, Margaret Farley, che ha affrontato l’etica sessuale, comprese le relazioni omosessuali, il divorzio, la masturbazione e i nuovi matrimoni. Argomenti tabù per la Santa Sede. In un rapporto pubblicato nell’aprile scorso, il Vaticano ha accusato le suore ribelli di aver favorito il dissenso teologico tra i suoi membri, in particolare sulla questione dell’omosessualità e sulle tematiche “femministe radicali, incompatibili con la fede cattolica”. Il superamento dell’impasse sembra difficile. In una nota, il Vaticano ha dichiarato di considerare l’ordine “sotto la suprema direzione della Santa Sede”. Il presidente dell’associazione delle suore, Pat Farrell, ha ribadito l’intenzione di determinare la strategia da adottare nella prossima assemblea di agosto. Le opzioni saranno, comunque, ristrette: accogliere le richieste di Roma, oppure rompere completamente. Il compromesso non è un’opzione praticabile, anche perché storie di ripensamenti e retromarcia della Chiesa sono molto rare.