Aperta una nuova linea metro a Roma. Ma ancora non basta
Da quasi una settimana i circa trecentocinquantamila abitanti – quasi una città come Bologna – dei quartieri di Roma nord-est Nomentano, Trieste, Africano e Montesacro si erano finalmente messi l’animo in pace: solerti ragazzi arruolati ad hoc dal Comune avevano distribuito una piantina della metro B1, che ne annunciava finalmente l’inaugurazione con una data certa: lunedì 18 giugno.
Un’attesa quasi infinita. Alla fine dell’anno scorso era sembrato che la nuova tratta della scarna X costituita dalla “rete” metropolitana di Roma, per una serie di ragioni una delle più “sfigate” tra le grandi città del mondo, dovesse essere un regalo della Befana 2012: così recitavano i passaparola provenienti da chi lavorava nei cantieri aperti solo sette anni fa, nel 2005, dall’allora sindaco Walter Veltroni. Poi la data era via via slittata fino appunto a quella del 18 giugno.
Inaugurati appena 4 km di ferrovia. Ma il sindaco Gianni Alemanno, a poco più di quattro anni dalla sua nomina, ha voluto smarcare tutti, recandosi alle 5,30 di ieri mattina alla stazione capolinea Conca d’Oro per inaugurare con cinque giorni d’anticipo questo piccolo ma molto significativo gioiello: una diramazione lunga poco meno di quattro chilometri della vetusta linea B di mussoliniana memoria. Sì perché tutto, nella metropolitana di Roma, è assurdo, a cominciare appunto dalle denominazioni, per cui la prima linea, concepita negli anni Trenta per collegare la stazione Termini con il futuribile e riuscito EUR, quartiere costruito per ospitare l’Esposizione Universale di Roma del 1942, è stata chiamata B e non A.
Un ritardo che viene dal passato. Se pensiamo che questo primo tronco, Termini-EUR, fu inaugurato solo nel 1955, ci si accorge che la metropolitana di Roma parte con oltre mezzo secolo di ritardo rispetto alle altre grandi capitali occidentali. Ci vorranno venticinque anni perché i romani possano finalmente servirsi della linea A, allora caratterizzata dal colore arancione dei convogli, contrapposti a quelli blu della linea B, e che andava da Ottaviano, Oltretevere, nel quartiere dei Prati, vicino – ma inspiegabilmente non direttamente a – San Pietro, fino alla mitica Cinecittà, anch’essa realizzazione del Ventennio. Era il 16 febbraio 1980, il sindaco si chiamava Luigi Petroselli, e con Termini come unica stazione di corrispondenza tra le due linee, nasceva finalmente il primo abbozzo di “rete metropolitana” di Roma. Bisogna dire che in questi ultimi trentadue anni, la “voglia di metropolitana” dei romani è aumentata e che i sindaci che si sono succeduti dal 1993 ad oggi, direttamente eletti dai cittadini con il doppio turno ed il ballottaggio finale, e cioè Francesco Rutelli con il suo doppio mandato, Walter Veltroni e Gianni Alemanno, hanno saputo tenerla nel conto che merita, quasi come una priorità assoluta, che ci riscatti dal ghigno dei milanesi e dalla derisione, oltre che dall’obbiettivo disagio, dei turisti di ogni parte del mondo. Per non parlare, ovviamente, del disagio quotidiano di chi a Roma ci vive sempre.
L’inquinamento “visivo”. Così, se per conoscere la storia affascinante ed assurda della metropolitana della Capitale non si può prescindere dalla visione di quel classico che è il film “Roma” di Federico Fellini, qualunque curioso che voglia avere un’anteprima della rete di cui Roma Capitale si sta dotando non ha che da prendere un qualsiasi convoglio della linea B diretto a Conca d’Oro invece che a Rebibbia: lo attendono per il momento tre stazioni tre. Una delle tre fermate – S. Agnese Annibaliano – è stata realizzata in una zona archeologica che era rimasta protetta fino al 2005. Per Roma è un incontro-scontro inconsueto, che avrebbe meritato l’apertura di un dibattito culturale. È accettabile, è degno di Roma che una struttura avveniristica del Terzo Millennio “inquadri” da corso Trieste lo splendido ed irripetibile – questo sì, al contrario della stazione, irripetibile – complesso di S. Agnese? Passi per la distruzione di una parte delle catacombe, ma non è, quello procurato da questa mastodontica costruzione, una forma di inquinamento visivo? Non la pensa così, evidentemente, Giovanni Ascarelli, presidente di Roma Metropolitane: “Le stazioni – scrive infatti nell’elegante brochure distribuita gratuitamente ieri – rappresentano il valore più alto dell’architettura nazionale: affidate allo studio ABDR […] costituiscono un apporto unico e inconfondibile nel panorama contemporaneo dell’architettura, che è così raro e prezioso in una città come Roma, dove il lavoro e il dibattito culturale sull”antico’ è senz’altro preminente.”
I lavori proseguono. Intanto i cantieri non sono chiusi. Già l’anno prossimo il capolinea della B1 dovrebbe attestarsi a Jonio, mentre il progetto finale la vede raggiungere il grande centro commerciale della Bufalotta Porta di Roma. Procedono intanto i lavori della linea C, cominciati nel marzo 2007, tanto che la tratta Pantano-San Giovanni potrebbe aprire a fine 2013, quella San Giovanni-Colosseo nel 2016, mentre al 2018 slitterebbe l’inaugurazione dell’intera linea da Monte Compatri-Pantano a Clodio-Mazzini. Il suo colore sarà il verde, mentre già si pensa al prolungamento fino a Grottarossa prima e all’Ospedale Sant’Andrea poi. Quanto alla linea di colore giallo, la D, la procedura della gara d’appalto è ancora sospesa.
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La linea A è tale credo perché quando fu innaugurata era la metropolitana principale che andava da Cinecittà fino e oltre il vaticano, solo alla fine degli anni 90 fu prolungata fino alla periferia ovest della citta (Battistine) anche se in realtà sarebbero state necessarie almeno altre due o tre fermate oltre l’attuale capolinea. Mentre la linea B durante tutti gli anni 80 era più una linea turistica, che collegava il colosseo, i fori, il circo massimo alla stazione termini e queste due aree con l’Eur, solamente con l’apertura del nuovo tratto verso nord-est divenne una vera linea. Il fatto che sia stata innaugurata nel 1955 inoltre la dice lunga sulla presunta efficienza del fascismo, a cui va data la colpa insieme al regime sabaudo del ritardo di cinquantanni dall’apertura delle metropolitane. Spero che una volta che sarà aperta la linea C, sia colmato il gap con le linee delle altre città, mi auguro che il servizio integrato con le linee degli autobus diventi un buon servizio per i cittadini, che oggi aspettano da anni un servizio migliore.
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I romani non si meritano nulla, questo è quanto!!!
Ci fanno una metro nuova e noi ci lamentiamo e che facciamo andiamo a ritracciare la storia fallimentare dei trasporti della Capitale.
Tutto ciò è molto edificante, le faccio i miei complimenti.
Lei parla di zone protette archeologiche e di lentezza nella realizzazione, allora caro signor giornalista Lei cosa vuole? Come tutti noi sono certo che desideri siti archeologici valorizzati, trasporti efficaci, qualità architettonica e magari in tempi stretti, però la realtà è un’altra a Roma come a Parigi, Berlino (glielo dice uno che ha fatto l’architetto a Parigi per 7 anni)…. e indubbiamente il fatto che siamo in Italia non aiuta a velocizzare i processi attuativi.
Però mi creda, quando leggo questi articoli mi ribolle il sangue tra le righe riesco a leggere solamente della polemica gratuita per nulla costruttiva basata su un qualunquismo intriso di tutti i peggiori clichés italiani.
Lasciamo parlare d’inquinamento visivo chi ha le capacità di poterlo
fare (architetti/critici…)
Questa dovrebbe essere informazione?? Lo studio ABDR, le ditte e tutti gli attori che hanno partecipato alla costruzione della B1 hanno aumentato di 5 km il trasporto sottoterra con il loro lavoro, lei con il suo di lavoro è stato solo capace di farmi innervosire!!Archi-Alex
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