L'Italia impantanata - Diritto di critica
L’EDITORIALE – I mercati sanno che i prossimi siamo noi. Come un branco di cani famelici, “i mercati” ci annusano, ci osservano, guardano alla Spagna pregustandoo l’Italia. E sogghignano ben consapevoli che la Spagna sarà comunque una preda succosa: 100 miliardi vanno in fumo in pochi giorni se non in minuti.
Ma la preda a cui a cerchi concentrici si avvicinano famelici, è l’Italia: il Paese con il più alto debito pubblico in termini assoluti. Come dire: i prossimi siamo noi. E se fino a qualche tempo fa la sola figura carismatica di Mario Monti aveva tenuto lontani i predatori, adesso i mercati ci stanno facendo capire che la favola del governo tecnico salva-Italia non se la bevono più. Servono quei provvedimenti strutturali che stentano ad essere varati e dovrebbero assicurare Crescita e Sviluppo: mancano i soldi e i fondi per far ripartire il Paese.
A corollario di una situazione internazionale drammatica, c’è poi da registrare l’impasse in cui sono caduti partiti e governo, con i primi costretti in finte alleanze e tentato dal voto a ottobre e il secondo che inizia a dover tenere a bada accenni di ammutinamenti interni. Con buona pace dello spread che intanto vola, si mantiene ormai ben oltre i 400 punti e strizza l’occhio alla prossima centinaia. L’Italia, a pochi passi dal baratro, sta a guardare. E l’immobilità sembra ormai quella tipica di qualsiasi governo politico: impantanato in se stesso e incapace del colpo di reni necessario a far rialzare il Paese, ormai vittima di rassegnazione, disoccupazione a livelli record e un Pil in recessione.
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Tutte cose che avrebbe potuto scrivere anche mio figlio Matteo. Matteo ha 13 anni.
Racconta qualcosa che già non si sappia.Grazie.
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Siccome i giornali queste cose non le scrivono è bene che qualcuno ce le ricordi, altrimenti corriamo il rischio di sottovalutare la situazione tragica in cui ci troviamo.
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