Sisma in Emilia, danneggiato l'ex campo di concentramento di Fossoli - Diritto di critica
Il sisma dell’Emilia, oltre a case, chiese e monumenti storici, ha danneggiato seriamente anche l’ex campo di concentramento di Fossoli, a 5 chilometri da Carpi, testimonianza preziosa di un passato terribile e pieno di sofferenza per la storia d’Europa. Qui a Fossoli passò anche Primo Levi, prima di essere trasferito al campo di Monowitz, in Polonia, conosciuto come Auschwitz III. La baracca che ha ospitato il celebre scrittore ha subito delle lesioni, così come il resto della struttura: «Le parti più colpite e in parte crollate sono quelle che ospitavano le guardie – ha spiegato Marzia Luppi, direttrice della Fondazione ex Campo Fossoli – ma anche i locali dove erano rinchiusi i prigionieri politici e la chiesetta risultano danneggiati».
Il campo di Fossoli ha una storia lunga ed in ogni caso triste: allestito nel 1942 dai fascisti per radunare i prigionieri di guerra, dal 1944 viene utilizzato dalle SS come campo di transito per ebrei e deportati di ogni genere, cinquemila persone in tutto. Chi passava da lì era destinato ai terribili campi di sterminio nazisti, disseminati nel Nord-Est dell’Europa. Ma alla fine della seconda guerra mondiale la struttura fatta di baracche, fossati e filo spinato non viene chiusa. Prima vi vengono trasferiti alcuni prigionieri dell’ormai caduto regime fascista; poi, dopo una serie di aggiunte in muratura, il complesso diventa la casa di alcune comunità civili come Nomadelfia, che accoglie al suo interno bambini abbandonati e orfani di guerra. Tra gli anni Sessanta e Settanta, infine, Fossoli sarà il “Villaggio di San Marco” per i profughi italiani dell’Istria e della Dalmazia, cacciati dalla Repubblica della Jugoslavia.
Oggi il campo è un grande museo all’aperto, visitato ogni anno da 40 mila persone, soprattutto studenti delle scuole. Quest’estate doveva arrivare una delegazione di cento ragazzi dagli Stati Uniti, ma dopo le scosse di fine maggio l’incontro sarà solo virtuale, Fossoli è stato chiuso per motivi di sicurezza. Difficile ora dire quando la struttura potrà riaprire, sul sito della Fondazione che la gestisce si parla di fine agosto: «Tra dipendenti, volontari e collaboratori – continua la direttrice Luppi – qui lavorano più di trenta persone». Proprio il 29 maggio, giorno del secondo grande terremoto intorno all’area di Modena, la Fondazione del campo di Fossoli ha firmato una convenzione con le facoltà di architettura delle Università di Bologna, Milano, Venezia e Genova: «Lo scopo era quello di recuperare tutte le strutture a partire dai documenti dell’epoca – conclude la Luppi – È chiaro che dopo il sisma dovremo cambiare le priorità, visti i danni subiti, ma il progetto, nato da un finanziamento straordinario dello Stato, deve farci sperare, specialmente in questo momento».