Europa7, Strasburgo assolve Mediaset e castiga l'Italia - Diritto di critica
Oltre 10 milioni di euro di danni all’Italia, nemmeno uno a Mediaset, esclusa da ogni responsabilità. La Corte Europea dei Diritti Umani delude tutti – dall’editore di Europa7 Francesco Di Stefano allo Stato Italiano – e finge di non sapere nulla del Lodo Rete Quattro e delle responsabilità di Silvio Berlusconi nella vicenda. Anche la giustizia europea è cieca, a quanto pare.
Di Stefano si aspettava almeno 2 miliardi di euro come risarcimento: solo nel 2009 ha avuto la possibilità di trasmettere su scala nazionale, nonostante ne avesse diritto dal 1999. Aveva vinto il bando di affidamento grazie alla qualità dei programmi e alla serietà degli investimenti, ma la frequenza che gli spettava era occupata da Rete Quattro. Emilio Fede e Mediaset rimasero con i piedi ben piantati sulla frequenza, prima grazie a proroghe dello status quo (avallate anche dal Governo D’Alema), poi grazie alla Legge Gasparri (2003), che di fatto aggirava il diritto legale di Europa7 inventando un calcolo astruso dei limiti antitrust sulle emittenti televisive.
La Cassazione, il Tar e il Consiglio di Stato diedero ragione ad Europa 7, senza alcun risultato. Ricorso dopo ricorso, Di Stefano portò il caso alla Corte Europea dei Diritti Umani, per violazione delle norme sulla proprietà privata e sull’indipendenza dei media. Ne risulta oggi una condanna che sa di pagliacciata, e colpisce solo la punta dell’iceberg. Lo Stato Italiano, che sperava di aver risolto tutto con un milione di euro di risarcimento qualche anno fa, dovrà pagare 10 milioni e 100mila euro.
La sentenza di Strasburgo punisce l’Italia – giustamente – ma scagiona Mediaset. I giudici hanno deciso di non valutare le ipotesi di discriminazione e di conflitto d’interessi subite da Europa7. Per Strasburgo, Mediaset non ha goduto di una posizione di vantaggio rispetto alle altre reti, nè Berlusconi ha legiferato ad esclusivo interesse della sua stessa azienda nei 10 anni del suo Governo. Una cecità disarmante, considerando la Legge Gasparri e i decreti attuativi correlati, evidentemente pensati a vantaggio di Rete Quattro.