Italia armata, 30 miliardi per la guerra nell'anno della Crisi - Diritto di critica
Nel 2012, l’Italia spenderà 30 miliardi di euro per soldati, bombe, armi. Altri 10 miliardi da qui al 2015 pagheranno i 90 cacciabombardieri F35, a quanto pare indispensabili alla nostra democrazia. Il problema non è ritirarsi dalle missioni all’estero (1,4 miliardi per Afghanistan, Kosovo, Libano, etc): il dramma è investire in armi quando il Paese non ha soldi per il Welfare, la sanità, la ricostruzione.
Di fronte al dossier di Sbilanciamoci! sulle Spese Militari italiane (e non solo), sorgono domande spontanee. Forse ingenue, ma tenaci. Serviranno davvero all’Italia – agli italiani – 30 miliardi di armi, soldati, aerei da guerra? Ce lo chiediamo dopo aver sentito le stime europee sulla ricostruzione in Emilia: 5 miliardi di euro per ritirare su un territorio che fino al 20 maggio produceva da solo l’1% del Pil nazionale (con una popolazione di meno dello 0,225% dell’Italia). I tagli all’esercito potrebbero ricostruire l’intera area terremotata non una, ma sei volte.
L’Europa resta divisa. Messi insieme, i Paesi Europei contano 7milioni di soldati, circa 6 volte l’esercito degli Stati Uniti (il paese più armato del mondo): possiedono il doppio degli aerei da combattimento e una volta e mezza i carri armati a stelle e strisce. Come forza d’intervento all’estero e di difesa, è gigantesca. E soprattutto inutile, se metà di queste forze è stata pensata e dislocata per difendere i confini interni (proprio quelli cancellati da Schengen, vent’anni fa). Se oggi accettassimo l’idea di un esercito europeo, composto da militari dei singoli paesi ma con sinergie integrate e comandi comunicanti, avremmo un risparmio di 100-150 miliardi di euro. Basterebbe a salvare la Grecia (gli aiuti della Troika prevedono 350 miliardi in 10-15 anni) e a tranquillizzare tutti i mercati sulla stabilità dell’euro.
Anche in Italia si potrebbe risparmiare seriamente per risollevare il Paese (altro che tagli sul 2 giugno). Gli esperti di Sbilanciamoci! fanno due conti e spiegano che sarebbe possibile ridurre da 190mila a 120mila uomini le forze armate senza perdere in efficienza: in tre anni collezioneremmo un risparmio di 10 miliardi secchi, a cui aggiungere l’affaire dei cacciabombardieri F35 – quei Joint Strike Force che pesano come macigni sul bilancio attuale e futuro del Paese. Con questi tagli, potremmo varare un piano di Welfare capace di garantire un reddito minimo a 300mila precari, mettere in sicurezza 3mila scuole e pagare il servizio civile a 70mila ragazzi per sostenere i più deboli.