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Diritto di critica | November 22, 2024

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I salafiti alla conquista della Tunisia

I salafiti alla conquista della Tunisia

di Giovanni Giacalone

Una nave con decine di estremisti islamici salafiti proveniente da Palermo è giunta nella sera di sabato nel porto di Tunisi. I militanti avevano già iniziato a dare in escandescenza durante il tragitto, urlando “Dio è grande” ed altri slogan sull’islamizzazione della Tunisia. Il personale della nave ha immediatamente avvertito le autorità tunisine di quanto stava accadendo, in modo da dar loro la possibilità di prepararsi per evitare disagi ed incidenti all’arrivo.

Una volta giunti nel porto La Goulette di Tunisi, i salafiti sono scesi con le loro vetture ed hanno preteso di entrare nel paese senza sottoporsi ai controlli della polizia di frontiera, utilizzando la scusa che questi controlli sarebbero stati impiegati per vietare loro l’accesso in Tunisia. Davanti all’intransigenza della polizia gli estremisti hanno bloccato per ore le uscite della nave con le proprie vetture ed hanno accettato di sottoporsi ai controlli solo dopo aver realizzato che non sarebbero riusciti ad entrare in alcun modo senza i dovuti controlli, anche a causa dell’ingente spiegamento di forze da parte delle forze dell’ordine.

I salafiti sono tristemente noti in Tunisia per i ripetuti attacchi a giornalisti, intellettuali ed artisti; per i loro assalti alle università dove hanno contestato studentesse e professoresse non vestite secondo i loro canoni della tradizione islamica. È poi noto l’attacco alla televisione tunisina Nessma, colpevole secondo i fanatici di aver trasmesso il film “Persepolis”, storia di una donna che cresce sotto il regime islamico iraniano andato al potere nel 1979 e ne subisce le restrizioni.

Al di là del fatto che i salafiti non sono mai andati d’accordo con gli ideali di democrazia e tolleranza, con il rispetto per idee differenti dalle proprie, con la cultura che oltretutto temono in quanto mette in pericolo le loro teorie semplicistiche spesso divulgate con metodologie molto simili al lavaggio del cervello, c’è però un motivo ben specifico nel disordine che stanno cercando di portare nel paese dei gelsomini. La Tunisia è da sempre un paese moderno, che ha saputo ben coniugare l’Islam con la laicità, aperto alle differenze culturali e religiose. Secondo fonti di “Le Quotidien” il motivo per cui il partito islamista di Ennadha è riuscito ad andare al potere è legato al fatto che gli otto partiti che erano all’opposizione durante il regime di Ben Ali hanno avuto difficoltà ad organizzarsi e si sono frammentati in più di cento partiti e sottopartiti, favorendo così l’ascesa islamista. La corrente laica ha però capito l’errore e difficilmente lo ripeterà alle elezioni del 2013. Alle elezioni universitarie il partito islamista ha subito una sonora sconfitta dalla sinistra laica e ciò è un chiaro segnale di cosa vogliono i giovani tunisini.

I salafiti sono ben consapevoli del pericolo legato alle elezioni del 2013, dunque stanno cercando di cavalcare il momento consapevoli del fatto che il paese si trova in un delicato momento di transizione, che vede al potere un partito islamista il quale, se pur non in linea con l’ideologia salafita, potrebbe comunque facilitare, anche involontariamente, una loro ascesa e dunque tentano in tutti i modi di imporsi con la forza e di intimidire la popolazione dimostrando ancora una volta, oltre all’intolleranza che li contraddistingue, una pessima capacità di interpretare fenomeni storico-sociali. Come può una popolazione moderna come quella tunisina, appena uscita da decenni di feroce dittatura, essere disposta ad accettare una pseudo-teocrazia che porterebbe il paese indietro di secoli? Il fulcro della rivolta contro il precedente regime era legato all’esigenza di occupazione e contro la corruzione, non di certo ad elementi islamisti; i tunisini vogliono lavoro e opportunità per costruire un futuro migliore, non vogliono la sharia e non tentenneranno di certo se si presenterà la necessità di scendere nuovamente nelle piazze. Ma è probabile che le esigenze della popolazione non sono una priorità dei salafiti, come non lo erano per il precedente regime.