L'Inps descrive l'Italia delle pensioni - Diritto di critica
Che l’Italia non sia un paese per giovani, ce lo dicono le statistiche ormai quotidiane sulla disoccupazione giovanile. Che non sia nemmeno un paese per bambini, ce l’ha ricordato neanche troppo tempo fa l’associazione Save the Children, seguita a ruota dall’Unicef. Ieri, infine, è stata la volta dell’Inps, che ha presentato il suo rapporto annuale e confermato come, in Italia, neanche i pensionati se la passino granché meglio degli altri. Nel 2011, infatti, una pensione su due non arrivava a 500 euro al mese, e più di una su tre non raggiungeva i 1.000 euro mensili: cifre sensibilmente più alte rispetto al 2010, ma non per questo rassicuranti. Tra tutti i dati, tuttavia, ne spicca uno in particolare: ad avere la peggio, quanto a pensione media, sono le donne.
Il rapporto Inps. Secondo il rapporto – presentato ieri alla Camera dei Deputati – nel 2011 risultavano iscritti all’Inps quasi 20 milioni di lavoratori: una cifra pari al 86,9% del totale degli occupati e che sale a 23,8 milioni se si considerano anche gli iscritti a Inpdap e Enpals. Al 31 dicembre 2011, le pensioni Inps in essere – escludendo quelle di invalidità civile – erano 15.629.790, in leggero calo rispetto all’anno precedente, quando superavano i 16 milioni. Per quato riguarda invece la spesa complessiva per le pensioni, è aumentata del 2,4% dal 2010, per un totale di 195,8 miliardi di euro: crescita che, secondo il rapporto Inps, «’è imputabile all’incremento dell’importo medio delle prestazioni erogate (+4,5%), dal momento che il numero dei trattamenti pensionistici è rimasto più o meno stabile (+0,2%)».
Pensioni italiane. I dati specifici che emergono dal rapporto mostrano come lo scorso anno nel nostro Paese più di una pensione su tre si sia fermata al di sotto dei 1.000 euro, mentre addirittura una su due non sia arrivata a 500 euro al mese. Se si considera infatti il complesso delle pensioni in essere nel 2011 – previdenziali e assistenziali- circa il 77% degli assegni aveva un valore medio mensile inferiore ai 1.000 euro (contro il 79% del 2010), il 49% dei quali al di sotto dei 500 euro (nel 2010, questa percentuale era pari al 50.8%). In leggero aumento anche il numero degli assegni mensili tra i 1.000 e i 1.500 euro – 12% contro l’11,1% del 2010 – mentre il restante 11% si colloca oltre questa cifra. Di essi, solo il 2,6% supera i 2.500 euro al mese.
Donne e pensioni. In particolare le donne – che costituiscono il 59% dei pensionati – percepiscono il 44% totale dei redditi pensionistici, contro il 56% degli uomini. Percentuali che, tradotte in numeri, svelano come le donne ricevano una pensione media pari a 569 euro, mentre quella degli uomini è quasi il doppio (1.047 euro). Il valore medio mensile della pensione percepita dalle donne, afferma l’Inps, «è notevolmente inferiore a quello della pensione incassata dagli uomini. Ciò è dovuto sia alla maggiore presenza femminile fra i titolari di prestazioni assistenziali (di importo più basso), sia ai valori medi delle pensioni previdenziali più bassi per le donne». Le donne risultano infatti la maggioranza tra i pensionati di vecchiaia (63%), prestazione il cui importo medio mensile è di 684 euro e che fa registrare una consistente differenza nei valori medi fra uomini (887 euro) e donne (563 euro). Di contro, gli uomini costituiscono l’81% dei pensionati di anzianità, il cui importo medio mensile è di 1.500 euro (1.582 euro per gli uomini e 1.150 per le donne).
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