Arancia Meccanica, 50 anni dopo il libro di Burgess ancora metafora di una società violenta - Diritto di critica
Un vissuto personale drammatico trasposto in un’opera letteraria, Clockwork Orange (tradotto in italiano “Arancia Meccanica”) ha ispirato la mente delirante e visionaria di Stanley Kubrick, autore di una delle pellicole che ha fatto la storia del cinema. Era il 1962 quando Anthony Burgess scelse di intitolare il proprio libro prendendo spunto da un grave episodio che vide coinvolta la compagna: aggredita e violentata da un gruppo di soldati americani ubriachi mentre i due vivevano a Giava, in Indonesia. Lo scrittore maturò, infatti, l’idea dell’individuo come “animale azionato da meccanismi a orologeria”, pronto a scoppiare con violenza dopo essere stato caricato. Che sia “Dio, il Diavolo o lo Stato onnipotente”, a caricare il congegno a orologeria, è indifferente.
Il messaggio dirompente dell’opera letteraria sta nella denuncia di una società votata a un’esasperata violenza giovanile (tipica degli anni ’60-’70 nel Regno Unito) e sull’analisi dei meccanismi di condizionamento del pensiero, un misto di propaganda e sospensione del libero arbitrio individuale, per “rieducare” i soggetti deviati. Protagonista del racconto e dell’opera cinematografica di Kubrick (uscita in Italia nel 1972 e candidata a 4 premi Oscar) è Alex, “eroe” negativo, disposto a rubare, uccidere e violentare donne senza alcun rimorso, sulle note della Nona Sinfonia di Beethoven. Ottimo esempio di “animale predatore in forze” e figlio della cultura post-bellica. Un antesignano delle gang giovanili attuali. Dopo essere stato catturato e imprigionato, in seguito a una rapina non andata a buon fine, il protagonista è sottoposto a un esperimento scientifico che lo condiziona contro la violenza e il sesso. Questo trattamento psicologico rende Alex “sicuro” nella società, ma gli porta via il libero arbitrio, trasformandolo in un’ “arancia meccanica”, sana e compatta all’esterno ma bloccata al suo interno da meccanismi condizionati di azioni riflesse del tutto fuori controllo.
Dopo la liberazione, la vita di Alex sembra riavvolgersi al contrario. Tutte le sue precedenti vittime hanno modo di rifarsi su di lui nello stesso modo violento con cui le aveva trattate in precedenza. Una volta superato il blocco condizionato del protagonista (attraverso il tentato suicidio), il Governo è pronto a sfruttarlo nuovamente per fini politici, dichiarandolo finalmente “curato”, nonostante in Alex riaffiorino antichi pensieri e immagini devote alla violenza. Kubrick in Arancia Meccanica affronta il tema della contrapposizione tra la bestialità dell’uomo e quella più strutturale e organizzata delle istituzioni, riflettendo la realtà e i contrasti dell’epoca: le lotte tra destra e sinistra estreme; le idee dei giovani contrapposte a quelle delle generazioni precedenti; gli ideali di pace e libertà e la guerra del Vietnam, o la Primavera di Praga.
Il cineasta americano, rappresentando la donna come “oggetto”, intende sensibilizzare l’opinione pubblica sull’utilizzo che ne facevano i mass media del tempo. La pubblicità, in particolare, adoperava l’immagine della donna in questo senso. Un utilizzo che, nella gran parte dei casi, non è cambiato dopo 40 anni. La musica classica fa da sfondo ad Arancia Meccanica: le note beethoveniane plasmano le immagini e gli stacchi di montaggio. La scelta del regista è caduta su Rossini e l’ “overture”, tratta dal Guglielmo Tell, “La gazza ladra”, Beethoven il secondo movimento e il quarto movimento “Inno alla gioia” della Nona Sinfonia. La censura, soprattutto in Italia, attaccò duramente l’opera di Kubrick nel 1972. Il film fu vietato ai minori di 18 anni, prima che una sentenza del Consiglio di Stato abbassò il divieto ai minori di 14. Rai e Mediaset non mostrarono grande interesse per la proiezione del film e Arancia Meccanica rimase invenduto per più di 35 anni. Solo nel 2007, La7 lo trasmise in chiaro dopo le 22:30.