Se la Camorra diventa uno status symbol su Facebook - Diritto di critica
C’è chi ci muore. E c’è chi invece ci gioca su Facebook, postandone frasi, atteggiamenti e foto emblematiche: armi da fuoco, giovani dietro le sbarre e slogan del tipo “la libertà non ha prezzo, ma l’onore non si compra”. Anche questa è la camorra su Facebook: e accanto ai link e alle pagine dedicate a chi cerca di combatterla o a causa sua ha perso la vita, compaiono anche pagine dai titoli “Malavita napoletana”, “Camorra&love” o affini. Come se fosse che una sciocchezza, una moda. O uno status symbol.
Superficialità machista da Facebook? Opera di qualche ragazzetto male informato? Forse. O forse no, dato che si tratta di pagine che raccolgono decine di migliaia di like – nel caso della pagina “Malavita Napoletana”, ad esempio, si parla di 182.638 “mi piace” – e i cui commenti non lasciano adito a dubbi circa il modello proposto: e allora, insulti alle forze dell’ordine, immagini di pistole e violenza o cartelli con la scritta “Chi tradisce è un infame”. E ancora, commenti del tipo “la mafia è troppo gangsta!! W il sud che c’abbiamo il mare e la malavita!”, “la malavita quando aveva in mano il governo ci faceva vivere benissimo non bene”, “Forza e coraggio che la galera è di passaggio”, “Si sà comm s nasc… Ma nun s sà comm s mor!” (correlata da una fotografia di una pistola puntata), “Non sono un santo e sono fiero di non esserlo” (accanto alla foto di Totò Riina), “evvaii w napoli w la camorra”, e via dicendo.
L’elenco è lungo, ma lo stampo è chiaro. Pretendere rispetto, ottenerlo con qualunque mezzo, non sottostare a nessuna regola, non tradire gli amici ed i “fratelli”: così si comporta un vero uomo. Altrimenti, si è deboli. O peggio, “infami”. Parole e codici della malavita diventano così le parole ed i codici delle nuove generazioni, e su internet trovano una strada ampia e veloce: la camorra così presentata non è un reato, un cancro che distrugge le vite e la società civile di un paese, ma diventa un vanto, un simbolo di forza e potere. Il modello mafioso assurge a modello di virilità da imitare e la violenza a metodo auspicato per risolvere qualsiasi questione: che siano problemi di cuore, di amicizie tradite, di lavoro o di stato, poco importa. E in tutto questo, la percezione di un orgoglio che trova nella malavita la sua ragione di esistere: “w napoli, w la camorra”.
Questo modello, propinato tanto alla luce del sole in uno dei social network più frequentati, di certo non è l’unico né quello predominante. Ma viene spontaneo chiedersi che valore possano avere realmente affermazioni di questo tipo: pagliacciate da ragazzi, slogan riportati in un eccesso di superficialità, oppure un modello che – nonostante tutte le battaglie fino ad ora combattute – è ben lungi dall’essere estirpato o anche solo intaccato?
-
……
-
Camorra è un termine giornalistico. Nessun affiliato lo userebbe, tantomeno un fiancheggiatore od un simpatizzante.
È una pagliacciata.
-
nessuno ha detto che la usano gli affiliati, piuttosto che viene usata con leggerezza, come se si trattasse non di un sistema che uccide ma di un simbolo di potere e “machismo”.
-
nessuno ha detto che la usano gli affiliati, piuttosto che viene usata con leggerezza, come se si trattasse non di un sistema che uccide ma di un simbolo di potere e “machismo”.
-
nessuno ha detto che la usano gli affiliati, piuttosto che viene usata con leggerezza, come se si trattasse non di un sistema che uccide ma di un simbolo di potere e “machismo”.
-
Comments