Monti "paga" le imprese? No, gli cede il debito - Diritto di critica
La “crescita” di Monti arriva all’improvviso sull’onda dell’emozione: la Pubblica Amministrazione sbloccherà 20-30 miliardi di debiti verso le imprese, congelati da tempo immemore. Un annuncio corroborante per l’economia? In realtà no. Monti non ha soldi da dare e lo sa – quindi si limita a garantire “liquidità” alle aziende private. Cedendo il debito dello Stato alle aziende, con gli interessi.
La verità si legge tra le righe. I quattro decreti annunciati dal Governo e affidati al viceministro Grilli prevedono una certificazione del debito statale all’azienda: ogni imprenditore che aspetta denaro dallo Stato può chiedere alla Pubblica Amministrazione un documento che “ne attesta il valore e la garanzia”. La PA ha 60 giorni per rispondere. Se non arriva entro 60 giorni risposta, l’azienda va alla ragioneria provinciale e ottiene – se non sussiste giustificabile rallentamento, tutto da dimostrare – la certificazione.
A questo punto l’imprenditore ha i soldi in tasca? No. Ora può andare in banca e chiedere un’anticipazione, usando la certificazione come garanzia. Il tutto nei 60 giorni successivi alla certificazione. In totale, 4 mesi di attesa per ogni azienda prima di vedersi anticipare i soldi che gli spettano di diritto – magari da anni.
Piccola nota. Come ogni anticipazione bancaria, esiste un tasso d’interesse. Che dovrebbe pagare lo Stato, in teoria, ma non è scritto da nessuna parte. Tecnicamente, l’anticipazione la chiede l’impresa ed è quindi un suo debito nei confronti della banca. I 20-30 miliardi offerti da Monti, invece che soldi, sarebbero allora una semplice garanzia, un pezzo di carta che sposta dallo Stato alle aziende il peso del debito delle Pubbliche Amministrazioni. Un gioco di prestigio che, se pure ridarà ossigeno ai nostri imprenditori, li graverà (già entro l’anno) di nuovi debiti.