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Diritto di critica | December 25, 2024

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Caso Orlandi, indagato don Vergari. Luci e ombre del sacerdote di Sant'Apollinare - Diritto di critica

Caso Orlandi, indagato don Vergari. Luci e ombre del sacerdote di Sant’Apollinare

di Virgilio Bartolucci

Indagato monsignor Pietro Vergari. Il sacerdote che fino al ‘91 è stato rettore della Basilica di Sant’Apollinare, dove sono state tumulate le spoglie del boss della Banda della Magliana, Enrico De Pedis. Vergari risulta indagato dalla Procura di Roma per concorso nel sequestro di Emanuela Orlandi, la 15 enne scomparsa misteriosamente il 22 giugno del 1983. L’iscrizione nel registro degli indagati, è stata resa nota poco prima della mezzanotte di venerdì 18 maggio.

La Procura di Roma prevede di concludere l’inchiesta entro l’inizio dell’autunno. Con Vergari il numero degli indagati sale a sei. Oltre al sacerdote sono indagati con l’accusa di omicidio: Sergio Virtù, Angelo Cassani, detto ‘Cilettò, Gianfranco Cerboni, detto ‘Gigettò e Sabrina Minardi. Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo ed il sostituto Simona Maisto a breve decideranno se chiedere il rinvio a giudizio degli indagati o l’archiviazione delle loro posizioni.

Fu proprio il parroco di Sant’Apollinare a caldeggiare la sepoltura di De Pedis col presidente della Cei e vicario di Roma, Ugo Poletti. Al cardinale Vergari scrisse una lettera, in cui dipingeva Renatino come un grande benefattore: “si attesta che il signor Enrico De Pedis nato in Roma – Trastevere il 15/05/1954 e deceduto in Roma il 2/2/1990, è stato un grande benefattore dei poveri che frequentano la Basilica e ha aiutato concretamente tante iniziative di bene che sono state patrocinate in questi ultimi tempi, sia di carattere religioso che sociale. Ha dato particolari contributi per aiutare i giovani, interessandosi in particolare per la loro formazione cristiana e umana”. Alla missiva seguì il nulla osta di Poletti, che permise al rapinatore – ammazzato il 2 febbraio del ’90, in un agguato in via del Pellegrino, nel centro di Roma – di essere tumulato nella chiesa. La stessa dove nel 1988 si era sposato con Carla di Giovanni.

Nel 2009 don Vergari fu sentito dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dal sostituto Simona Maisto, che lo interrogarono sulle reali motivazioni che portarono alla sepoltura di De Pedis nella Basilica.

Escluso il colloquio con gli inquirenti, del caso, Vergari non ha mai accettato di parlare e la sua unica versione dei fatti l’ha affidata al suo sito internet, www.vergarimonspiero.com , in cui scrive: “Tra le più belle esperienze della mia vita sacerdotale in Roma mi è stata carissima quella della visita alle carceri di Regina Coeli. Tra le centinaia di persone incontrate dei più diversi stati sociali, parlavamo di cose religiose o di attualità; Enrico De Pedis veniva come tutti gli altri, e fuori dal carcere, ci siamo visti più volte: normalmente nella chiesa di cui ero rettore, sapendo i miei orari e altre volte fuori, per caso. Mai ho veduto o saputo nulla dei suoi rapporti con gli altri, tranne la conoscenza dei suoi familiari. Aveva il passaporto per poter andare liberamente all’estero. Mi ha aiutato molto per preparare le mense che organizzavo per i poveri. Quando seppi dalla televisione della sua morte in via del Pellegrino, ne restai meravigliato e dispiacente. Qualche tempo dopo la sua morte i familiari mi chiesero, per ritrovare un pò di serenità, poiché la stampa aveva parlato del caso e da vivo aveva espresso loro il desiderio di essere un giorno sepolto in una delle antiche camere mortuarie, abbandonate da oltre cento anni, nei sotterranei di S. Apollinare, di realizzare questo suo desiderio”. Un punto controverso, visto che, in una lettera pubblicata in un libro sulla Magliana, la vedova De Pedis racconta di come fu lei a chiedere a Vergari di poter seppellire De Pedis, il quale non aveva mai espresso questo desiderio.

Il monsignore aggiunge: “furono chiesti i dovuti permessi religiosi e civili, fu restaurata una delle camere e vi fu deposto. Anche in questa circostanza doveva essere valido come sempre, il solenne principio dei Romani ‘Parce sepulto’: perdona se c’è da perdonare a chi è morto e sepolto. Restammo d’accordo con i familiari che la visita alla cappella funeraria era riservata ai più stretti congiunti. Questo fu osservato scrupolosamente per tutto il tempo in cui sono rimasto rettore, fino al 1991″.

Soltanto lunedì scorso, nella cripta della Basilica Sant’Apollinare, gli agenti della scientifica avevano aperto la tomba di De Pedis, anche noto come Renatino. Nell’area erano state rinvenute altre ossa, forse risalenti ad epoca prenapoleonica, su cui non sono ancora conclusi i controlli per accertarne l’esatta datazione.

Al momento non si conoscono i motivi dell’iscrizione nel registro degli indagati di don Vergari , né se l’atto istruttorio sia ricollegabile all’apertura della tomba del boss. Ancora una volta, come è spesso accaduto, nel caso Orlandi le svolte più clamorose sono avvenute in diretta televisiva.

Nell’ultima puntata di Quarto Grado, prima ancora di conoscere la notizia, Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, ha detto chiaramente di essere convinto che sua sorella sia sparita per qualcosa che ha visto accadere all’interno di Sant’Apollinare e di cui non si doveva sapere. Poi ha commentato l’atto istruttorio, reso noto nel corso del programma, «è una notizia importante che conferma la volontà di capire e di accertare i fatti».

Ma la vera rivelazione il fratello di Emanuela l’ha resa sul conto Vergari: “io non ho mai conosciuto personalmente don Vergari. Ma quello che posso dire, perchè me lo hanno raccontato alcune delle amiche di Emanuela che in questi anni ho contattato, è che suor Dolores, la direttrice della scuola che frequentava Emanuela, faceva di tutto per tenere lontane le ragazze da don Vergari, perchè non entrassero in contatto con lui”.

Orlandi ha anche criticato duramente la totale assenza di collaborazione della Chiesa. Senza nascondere, però, che, da parte della Santa Sede, i segnali di un cambiamento di questo atteggiamento ultimamente si sono notati e lasciano sperare sulla nascita di una reale collaborazione. La dimensione televisiva del caso non è una novità, infatti, la pista De Pedis-Magliana è nata prima in tv che in Procura.

Nel 2005, quando a Chi l’ha visto? arrivò una telefonata anonima, che accostava la scomparsa di Emanuela con la a dir poco strana sepoltura di Enrico De Pedis. E poi ll’anno seguente, quando, per la prima volta, a venire intervistata dal programma di Federica Sciarelli, fu la “super testimone”, Sabrina Minardi. Ex prostituta ed ex amante di De Pedis, il quale, nell’84, venne arrestato proprio nell’appartamento che la donna aveva all’ Eur.