L'attentato di Brindisi e la mania di twittare fotografie delle vittime - Diritto di critica
Brindisi. Un ordigno esplode davanti alla scuola dedicata a Francesca Morvillo e Giovanni Falcone e l’Italia riscopre un panico vecchio di trent’anni. A fare la differenza, però, questa volta sono il web e Facebook.
In men che non si dica grandi giornali e noti giornalisti (anche ex direttori di importanti quotidiani nazionali) hanno pubblicato e twittato le fotografie delle vittime (giovani ragazze sorridenti), in barba alla sensibilità o al dolore dei familiari. E’ diritto di cronaca, si dirà. Vero. Ma in questi casi e davanti a tragedie simili ci vorrebbe un maggiore tatto, insieme alla capacità di mettere da parte la “fregola” di cinguettare la prima fotografia che si raccatta sul web. Anche questo è essere bravi giornalisti.
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non potrei essere più d’accordo.
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RITENGO CHE SIA UNA PORCATA ENTRARE COSI’ NELL’INTIMO DI CHI NON C’E’ PIU’.
PER QUANTO RIGUARDA L’ATTENTATO, RITENGO CHE NON SI TRATTI NE DI MAFIA NE DI TERRORISMO , O SI TRATTA DI UN “ERRORE” FATTO DA QUALCHE STUDENTE ZELANTE DELLO STESSO ISTITUTO, O PIU’ PLAUSIBILE SI TRATTA DI UNA STRAGE DI STATO VOLTA A DISTRARRE L’OPINIONE PUBBLICA. QUESTA MMIA TEORIA POTREBBE ESSERE FACILMENTE CONFUTATA SE LE INDAGGINI INVECE CHE ESSERE SVOLTE DA AGENTI DI POLIZIA “NORMALI” VENISSERO AFFIDATE A SERVIZI SPECIALI O ADDIRITTURA SEGRETI.
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