Liberati i giornalisti turchi in Siria. Ancora tensione tra i due paesi - Diritto di critica
di Giovanni Giacalone
Liberi i due giornalisti turchi sequestrati all’inizio di marzo in Siria da miliziani fedeli al regime di Assad. Il loro aereo, mandato dal governo turco, è atterrato ad Istanbul nella giornata di domenica.
Il mezzo su cui viaggiavano Adem Ozkose e Hamit Coskun era stato bloccato lo scorso 9 marzo nella zona settentrionale di Idlib da uomini armati che, dopo aver sparato in aria, li avevano trascinati su un auto per poi consegnarli a uomini del regime siriano; i due erano poi stati trasportati in elicottero presso una prigione sotterranea a Damasco. I due giornalisti del Miliat sono stati detenuti in condizioni disumane, gettati sul pavimento di celle buie di un metro per due, senza cibo per sei giorni, costantemente derisi, umiliati ed accusati di far parte dei servizi segreti turchi e di lavorare per gli americani.
Ozkose, da sempre vicino alla causa palestinese, nel 2010 era a bordo della nave turca che venne assaltata dai commandos israeliani e venne arrestato per poi essere rimandato in Turchia. Il giornalista ha dichiarato alla Associated Press come il centro di detenzione israeliano fosse un hotel a cinque stelle in confronto alla prigione di Damasco dove “i prigionieri vengono tenuti in condizioni pietose, nudi e dove si sentono urla di angoscia e dolore”.
I rapporti tra Turchia e Siria, un tempo ottimi, si sono interrotti da quando il governo di Ankara ha chiuso la propria ambasciata a Damasco ed ha chiesto, in linea con i suoi alleati arabi e della Nato, la cessazione del massacro perpetrato dal regime di Assad nei confronti dell’opposizione; regime che è arrivato a cannoneggiare i profughi siriani scappati in territorio turco, mandando su tutte le furie il primo ministro Erdogan.
In Siria intanto la situazione è sempre più drammatica, i morti aumentano di giorno in giorno e l’ultimo disperato tentativo di dare una parvenza di legittimità alla sanguinaria dittatura, ovvero le elezioni farsa che secondo il regime avrebbero visto trionfare il partito Baat del presidente Assad, non solo non hanno convinto nessuno ma hanno dato ulteriore conferma della necessità di restituire il potere alla popolazione affinché possa decidere liberamente da chi essere governata.
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Non si dice, però, che cosa abbia dato in cambio la Turchia per farsi riconsegnare le due spie.
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