Termini Imerese trema, la DR potrebbe non riuscire ad avviare il progetto - Diritto di critica
A Termini Imerese gli operai aspettano. Un’attesa che dura da cinque lunghi mesi. La DR Motor, dopo l’acquisizione dalla Fiat dello stabilimento siciliano, ancora non ha avviato la produzione. Massimo Di Risio, fondatore e patron della DR, non sembra in grado di far partire il suo progetto.
Termini, dalla Fiat alle auto italo-cinesi. In pochi conoscono il marchio DR. Ma se fate attenzione per le strade delle città italiane, non sarà difficile imbattersi in veicoli con il tricolore e la scritta “dr Ambassador” sulle fiancate e persino sul cofano. Il richiamo all’italianità del marchio (DR sta appunto per Di Risio), nasconde però la reale provenienza di quei veicoli. Infatti, Di Risio acquista dalla cinese Chery Automobile le varie componenti dei veicoli. Una volta importate in Italia, la DR si occupa dell’assemblaggio delle auto e appone il suo logo. Questo sarebbe il compito degli ex operai della Fiat di Termini Imerese.
Gli operai protestano. Ora i lavoratori, stufi delle promesse e demotivati, hanno deciso di occupare l’ufficio locale dell’Agenzia delle Entrate e hanno protestato per le strade di Palermo, in concomitanza con i festeggiamenti per i 66 anni dell’autonomia siciliana. Promettono azioni clamorose pur di salvare i propri posti di lavoro.
Tutto facile, anzi no. Grazie all’intervento del Presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, spetterà al Ministero dello Sviluppo Economico – promotore dell’accordo tra Fiat e DR – comprendere il motivo di questo ritardo anche se è oramai chiaro che qualcosa non ha funzionato La regione ha stanziato ben 15 milioni per salvare Termini Imerese. Infatti, con quei soldi ha comprato una quota del capitale della newco DR Industrial, la società controllata dalla DR, che dovrà mandare avanti l’impianto. Inoltre, Di Risio si ritrova con uno stabilimento già funzionante con macchinari tecnologici che non prevedono nei prossimi anni grossi investimenti per la manutenzione o per la sostituzione. Tuttavia, nonostante gli aiuti, Di Risio si trova di fronte a grossi problemi finanziari. Infatti, dovrebbe ricapitalizzare la società per far fronte a 67 milioni di debiti. Le banche per ora, nonostante i vari solleciti del ministro Passera, non sembrano disposte a far credito all’imprenditore di Isernia, non solo per l’alto livello di indebitamento della società, ma anche perché non sembrano credere nella sostenibilità di un piano industriale che vedrebbe la produzione sul territorio siciliano di ben 60mila auto entro il 2016.
Tuttavia, errori commerciali hanno creato non pochi problemi all’azienda e le banche non si fidano. Quindi Di Risio si è posto un termine: o si parte entro il 30 giugno, o Termini Imerese sarà lasciata al suo destino. E con lei, 2mila operai.
Twitter: @PaoloRibichini