Banche italiane declassate? Ha ragione Moody's - Diritto di critica
Politici, banchieri e industriali lo gridano compatti: Moody’s sta tramando contro l’Italia. Per i nostri poteri forti il declassamento di 26 banche italiane – tutte quelle che contano – è “un’aggressione all’Italia, alle sue imprese, alle sue famiglie, ai suoi cittadini”. Una congiura che non esiste: in realtà l’agenzia di rating è stata più clemente del previsto. Le nostre banche hanno parecchie colpe e più di una macchia sulla coscienza.
Intesa San Paolo e Unicredit se la cavano con un paio di gradini in meno: da A1 scendono ad A3, ancora affidabili. Il terzo polo bancario italiano, Montepaschi, si ritrova invece ad un passo dal livello speculativo dei junk bond. Appena peggio il Banco Popolare. Una valutazione impietosa, quella di Moody’s, che ha scatenato le ire di Abi e Consob, ma in linea con il pesante giudizio sulla solvibilità dell’intero sistema Italia (declassata ad A3 a febbraio).
Guardiamo negli occhi il mostro: le banche italiane stanno messe male e nessuno lo può negare. Gli istituti di credito hanno nel portafogli 290 miliardi di euro di titoli di Stato italiani: titoli che sono il doppio più rischiosi di quelli tedeschi e che oscillano paurosamente in borsa. Per sopravvivere, queste banche usano la liquidità a basso costo erogata dalla Bce, che non durerà per sempre. I bilanci 2011, appena chiusi, hanno registrato perdite di valore per miliardi di euro a causa della svalutazione di questi titoli (spread a 440 punti ancor oggi).
Certamente ai ‘giudici’ del mercato non piacciono gli scossoni in Grecia e in Spagna, e fanno scontare all’intero sistema Ue l’incertezza della crisi. Ma al di là dell’ovvia diffidenza contingente, Moody’s ha fatto le pulci ai nostri istituti bancari e ha trovato una groviera invece che solide fondamenta.
Un esempio per tutti. I vertici della banca Montepaschi sono indagati per frode e truffa nell’acquisizione di Banca Antonveneta, ha chiuso l’anno con un calo del 60% dell’utile netto e si prepara a licenziare 1500 dipendenti per rispettare i conti. Come ci si poteva aspettare un giudizio positivo dall’agenzia di rating?
Eppure, secondo l’Abi, la Bce dovrebbe ignorare i giudizi di Moody’s per evitare un “corto circuito”. A che gioco si gioca?
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