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Diritto di critica | November 21, 2024

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Dopo la Siria, il Libano è a rischio guerra civile - Diritto di critica

Dopo la Siria, il Libano è a rischio guerra civile

di Giovanni Giacalone

Lo scontro tra sunniti e sciiti-alawiti sconfina anche nel vicino Libano: nelle giornate di sabato e domenica la città portuale di Tripoli, nel nord del paese, è stata teatro di violenti scontri tra miliziani delle due fazioni e il bilancio sarebbe di una cinquantina di feriti e cinque morti, uno dei quali colpito da un proiettile vagante mentre assisteva agli scontri dal terrazzo di casa.

Secondo alcune fonti le violenze sarebbero scoppiate in seguito a un sit-in di protesta per l’arresto da parte delle autorità libanesi di  Shadi al-Mawlawi, un noto leader islamista locale accusato di aver preso contatti con una non precisata organizzazione terroristica.

Nei quartieri di Jabal Mohsen e Baab al-Tebanneh, rispettivamente abitati da alawiti e sunniti, sono comparsi uomini armati su motociclette che hanno dato il via a sparatorie con armi automatiche, granate e razzi. Il governo libanese ha immediatamente fatto intervenire l’esercito per porre fine alle violenze che rischiano di trascinare non solo Tripoli, ma anche il resto del paese, in una spirale di violenza dalle conseguenze drammatiche.

Il rischio è che il conflitto siriano porti il Libano, paese vicino alla Siria sia geograficamente che culturalmente, verso una nuova devastante guerra civile simile a quella che dal 1975 al 1990 ha dilaniato il paese. Il Libano, oltre a essere di fondamentale importanza per la sua particolare posizione geografica, è anche un mosaico di popolazioni dalle diverse etnie e religioni e, conseguentemente, oggetto di molteplici interessi.

Non è un caso che, mentre la comunità sunnita ha da subito condannato le violenze del regime siriano schierandosi con l’opposizione, il partito sciita libanese di Hizbullah si è invece dichiarato favorevole, in quanto alleato fondamentale insieme all’Iran. I musulmani sunniti e sciiti compongono più del 50% della popolazione, dunque un conflitto tra le due fazioni sarebbe deleterio per un paese che nel 2006 è anche stato teatro di scontro tra l’esercito israeliano e le milizie di Hizbullah, con conseguente invio di truppe Onu.

In aggiunta vi sono ulteriori preoccupazioni legate alle infiltrazioni nel paese di militanti islamisti legati ad al-Qaeda che rischierebbero di gettare ulteriore benzina sul fuoco, trascinando un paese alla disperata ricerca di stabilità nel caos più totale.

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Comments

  1. Antonmonti2004

    Per favore non raccontateci che a fare sta guerra sono i “poveri e disperati” di quel paese…. loro non hanno nemmeno i soldi per comperare da mangiare aloro figli.. se li avessero non li spenderebbero di certo per comperare armi munizioni bombe missili ….. non provateci … e scovate chi ci GUADAGNA davvero …..

  2. Pierpaolo

    Più che tra sunniti e sciiti-alawiti mi pare riprenda il mai concluso conflitto tra askari ed indipendenti.