Anarchici e terroristi, quella prevenzione che negli ultimi dieci anni non ha funzionato - Diritto di critica
Per l’attentato all’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare si è prima parlato di “tecnica brigatista”, qualche giorno dopo è arrivata la rivendicazione degli anarco-insurrezionalisti della Federazione Anarchica Informale (Fai), un gruppo comparso per la prima volta nel dicembre del 2003 con un pacco-bomba indirizzato a Romano Prodi.
In termini giudiziari, però, in Italia nessuna sentenza ha mai riconosciuto né condannato anarchici appartenenti al FAI. E a parte un volantino di rivendicazione, è difficile dire chi possa nascondersi dietro la sigla che avrebbe “firmato” la gambizzazione di Genova.
Pochi giorni prima del pacco indirizzato a Prodi (la cui spedizione non richiede comunque una logistica terrorista complessa), c’era stata una sorta di prova generale che, secondo gli inquirenti, avrebbe consistito nell’esplosione di alcuni ordigni in alcuni cassonetti vicino all’abitazione dell’allora presidente dell’Unione Europea.
Gli anarco-insurrezionalisti del Fai – come sottolineava ieri Marco Imarisio sul Corsera – sono ritenuti responsabili anche dell’ordigno ritrovato nei pressi della Questura di Genova a pochi giorni dal G8 del 2001. Una sigla – quella del FAI – che nasconde però una galassia finora poco attiva e che mai si era spinta fino ad organizzare un attentato in piena regola (sullo stile delle gambizzazioni messe a segno dalle Brigate Rosse negli anni del terrorismo). Ma è proprio la vaghezza del contesto collegato alla sigla del FAI che dovrebbe spingere a una certa cautela: le sigle che compongono la dissidenza “rivoluzionaria” italiana sono diverse ma nulla vieta che di volta in volta sia lo stesso gruppo a produrre e firmare i volantini diversi.
In parallelo, come sottolineava ieri anche Massimo Cacciari (già obiettivo di un pacco-bomba nel 2005), le indagini su questo “nuovo” terrorismo nostrano non hanno portato risultati concreti in termini di prevenzione (si pensi ai delitti D’Antona e Biagi) e in molti casi sono scattate a posteriori. “Il fatto che non si sia mai trovato il bandolo della matassa – spiegava ieri sul Corsera l’ex sindaco di Bologna – è davvero preoccupante. Non dico delle persone in carne e ossa. Intendo un filo comune. Sono dieci anni che arrivano queste rivendicazioni del FAI. L’impressione è che si sia perso tempo”. Cacciari non parla di sottovalutazione quanto di una scarsa attenzione, dovuta anche alla tipologia degli attentati avvenuti negli anni, tutti a basso impatto e senza vittime.
Twitter@emilioftorsello
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Cacciari ” ex sindaco di Bologna”? Ne siete certi?
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