Bomba a Damasco, salta il Piano Annan - Diritto di critica
E’ evidente a tutti ma nessuno lo dice. Il cessate il fuoco di Kofi Annan, protetto da 6 osservatori Onu, è andato in fumo. Il terzo attentato di fila – oggi a Damasco, almeno 40 morti – si mischia ai cannoneggiamenti e alle fucilazioni arbitrarie nel nord del Paese. Mentre la stampa di regime annuncia una “vittoria schiacciante” del Partito Baat alle elezioni legislative, il ministro Terzi parla di “2-3000 uomini armati” da inviare in Siria.
Prima gli strascichi, durati 2 giorni oltre la data del cessate il fuoco, ad inizio febbraio: l’esercito regolare che cannoneggia il campo profughi oltre il confine turco, rischiando l’incidente diplomatico. E la risposta dinamitarda a Damasco del fronte rivoluzionario, il giorno stesso. In questi 3 mesi la pace di Annan si è ridotta a paravento della verità: la Siria è allo stesso punto di prima, le violenze non sono cessate e il regime non sente alcuna pressione dalle Nazioni Unite.
Morti quotidiane. Oggi torna ad esplodere la periferia di Damasco. I barellieri hanno estratto 40 corpi e oltre 170 feriti dalle macerie. I ribelli di Assad smentiscono ogni responsabilità ed accusano il regime – una specie di strage di stato. Il Consiglio di liberazione non vuol perdere i fan occidentali. Che sia vero o no, da entrambi i lati della barricata si spara e si lanciano bombe: basti vedere l’attentato al convoglio degli osservatori Onu, costato la vita a 7 militari della scorta, in viaggio verso Daraa.
Stampa di Regime. Intanto il quotidiano al Watan di Damasco, molto vicino ad Assad, annuncia a pieni polmoni la “schiacciante vittoria” del Partito Baat alle elezioni legislative siriane. Elezioni a cui il Cns non ha voluto partecipare, mentre una fitta schiera di partiti-fantoccio ha giocato il ruolo di comparsa. A Bruxelles si parla di “elezioni illegittime”.
In un’intervista a Repubblica, il nostro ministro degli Esteri Giulio Terzi parla di “missione armata, capace di garantire la protezione di alcune aree e degli osservatori”. Si dovrà tornare al voto in Consiglio di Sicurezza, e convincere Russia e Cina che non si vuol replicare l’avventura libica. Ma solo – in teoria – applicare il capitolo VII della Carta Onu, con una “forza più robusta di massimo 2-3000mila uomini”. “Noi crediamo nel piano di pace Annan – sottolinea il titolare della Farnesina – ma con preoccupazione e perplessità. Damasco sta utilizzando una forza spropositata, inimmaginabile anche in presenza di un’insorgenza”.